Il sardo non è una lingua
neolatina, è il latino che deriva dal sardo. La dimostrazione
non è (solo) storica, ma linguistica: è quella che propone
Bartolomeo Porcheddu, studioso, esperto e appassionato di lingua
sarda con due specializzazioni nel settore, in un libro di
prossima uscita. Un esempio emblematico è la parola latina
filium, figlio. "In realtà c'è stato uno scambio - spiega
Porcheddu all'ANSA - la consonante zeta, che era scritta come
una i, è stata presa come una vocale. E io nel libro dimostro
questo errore: non si trattava affatto di una vocale. Filium in
realtà diventa filzum, con una zeta sonora, alla logudorese".
Un altro esempio? La y greca. "In latino si legge i - spiega
- ma in realtà è la cosa più sbagliata di questo mondo perché si
legge come u. Se vado a leggere 'tirreno' anziché 'turreno' sto
stravolgendo la parola. Il significante non mi dice niente: che
cosa significa tirreno? Se io vado a leggere turreno mi
riferisco al mare di Turres, l'attuale Porto Torres".
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