Nelle intenzioni della Regione
Sardegna, che l'aveva finanziato col programma "rientro
cervelli" sulla legge 5 marzo 2008, il piano di assunzioni a
tempo determinato dell'Università di Sassari doveva riportare
nell'isola dei ricercatori sardi che lavoravano all'estero.
Doveva essere una storia a lieto fine in mezzo a quotidiani
racconti di "cervelli in fuga". Invece l'epilogo di questa
vicenda lo scriverà la Procura della Repubblica di Sassari, cui
si è rivolto l'assessorato regionale della Pubblica istruzione,
che ha sospeso il pagamento dell'ultima tranche di quel
finanziamento, quasi mezzo milione di euro. Fondi con i quali
l'ateneo sassarese aveva arruolato sette "cervelli" impegnati in
Europa in vari settori di ricerca.
L'ipotesi, sostenuta dai ricercatori esclusi e dal loro
legale, Gianni Loy, è che cinque su sette non avessero i
requisiti: avrebbero solo "intrattenuto saltuarie relazioni
scientifiche di collaborazione con istituti stranieri" o
svolgevano dottorati di ricerca nell'Isola.
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