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Migranti: l'odissea di Moses, scappato per aver denunciato

Migranti: l'odissea di Moses, scappato per aver denunciato

In Sierra Leone si batteva contro l’orrore delle mutilazioni genitali femminili

08 novembre 2017, 15:49

Redazione ANSA

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Moses - RIPRODUZIONE RISERVATA

Moses - RIPRODUZIONE RISERVATA
Moses - RIPRODUZIONE RISERVATA

“Una volta arrivati al CARA di Mineo ci hanno messo tutti insieme in una stanza enorme, costringendoci a dormire in due su un materasso buttato per terra. Anche mangiare era una lotta, se al momento dei pasti non correvi subito, non trovavi più nulla”. Così Moses Stevens, operatore umanitario in Sierra Leone, costretto a scappare, in seguito alle minacce subite per aver denunciato l’orrore delle mutilazioni genitali femminili nel suo paese. Il lunghissimo viaggio attraverso Guinea, Burkina Faso, Mali, Niger lo ha portato in Libia, dove è rimasto intrappolato per quattro mesi senza un motivo. Una volta sbarcato in Italia ha sperimentato tutti e tre i modelli del nostro sistema di accoglienza: il CARA di Mineo (Centro di accoglienza per richiedenti asilo); un CAS in Toscana (Centro di accoglienza straordinaria); e infine uno SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) a Pergine Valdarno (in Provincia di Arezzo), nell’ambito di un progetto di Oxfam Italia.

LA STORIA DI MOSES

Nel nuovo rapporto La lotteria Italia dell’accoglienza, diffuso da Oxfam, si evidenziano tutti gli elementi di debolezza e irrazionalità del sistema italiano. Segno della mancata lungimiranza nel governo dei flussi migratori, ancora gestiti con logiche emergenziali.  “I richiedenti asilo che arrivano nel nostro paese sono sottoposti a una vera e propria lotteria – ha detto la Presidente di Oxfam Italia, Maurizia Iachino – Spesso sono vittime di processi di identificazione sommari, di una burocrazia inefficiente che li destina a casaccio in un centro o in un altro, in una città o nell’altra, semplicemente sulla base della disponibilità momentanea di posti letto. Fuori da ogni logica e in disprezzo delle storie personali, si può finire in centri dove sono ammassate migliaia di persone o in strutture dove civilmente si è inseriti in programmi di integrazione e avviamento al lavoro. Si continua così a lasciare il destino di migliaia di persone in disastrate condizioni psicologiche e fisiche nelle mani di una fortuna/disgrazia. Resta alto il rischio che si separino nuclei familiari, si neghi di fatto il diritto di richiedere asilo, o che, nell’arrembaggio dell’emergenza infinita, si generino condizioni di vita impossibili, tensioni sociali e tempi di attesa lunghissimi”.

Oxfam chiede perciò al Governo italiano:

• la definizione di un sistema di accoglienza equo e uniforme adatto alla portata dei flussi migratori e ai bisogni delle persone, nella maggior parte dei casi vulnerabili, superando la dicotomia CAS/SPRAR e adottando standard comuni e alti, che coniughino accoglienza (anche di breve/medio periodo) e integrazione;

• una revisione delle strategie di governo dei flussi migratori, facilitando l’ingresso per lavoro, per ricongiungimento familiare, per studio e per richiesta di asilo;

• politiche che prevedano canali sicuri e regolari per l’ingresso in Italia e nella UE. Un elemento essenziale volto a ridurre i tentativi di ingresso spontaneo, spesso molto pericolosi, da parte dei migranti, inclusi i rifugiati.

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