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Vita da occupanti a Roma, 'Non siamo fantasmi'

Vita da occupanti a Roma, 'Non siamo fantasmi'

In palazzo Bankitalia da 2004, "un'esistenza in stand by"

ROMA, 13 settembre 2017, 09:31

Michela Suglia

ANSACheck

Vita da occupanti a Roma, 'non siamo fantasmi ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Vita da occupanti a Roma,  'non siamo fantasmi ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
Vita da occupanti a Roma, 'non siamo fantasmi ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Rosanna non se lo ricorda più quando ha chiesto una casa popolare la prima volta. "E' parecchio, parecchio.. ne ho fatte tante di domande", ripete mentre la voce sale. E pure la rabbia. Nel palazzo occupato dove abita nel centro di Roma in molti ricordano un'altra data: 12 luglio 2004 quando quell'edificio, abbandonato, fu occupato dal movimento per la casa Action. Tredici anni dopo viale Carlo Felice 69, a due passi da piazza San Giovanni, è una delle occupazioni più longeve della Capitale, cinque piani e zero ascensori citato nella lista nera degli immobili da sgomberare stilata dall'ex commissario Tronca.
    In cima al portone, in piccolo, è rimasto il nome della proprietà: lì dovevano viverci dipendenti della Banca d'Italia.
    Ci abitano oggi una sessantina di persone, quasi tutte famiglie (eritree, sudamericane, alcune italiane), una ventina i bambini.
    Tutti hanno qui la residenza. Sui citofoni c'è scritto 'guasto' e le cassette della posta colorate che erano sul portone, sono state tolte. Facevano folklore o 'degrado', a seconda dei punti di vista. Ora le lettere entrano da una fessura e finiscono in una cassetta comune sul lato interno del portone, 'rinforzato' da tubi anti-sgombero. Dentro non c'è spazio per tutti e molti inquilini singoli sono stati adottati da famiglie. Delle tre scale una è inagibile e a rischio crollo. "Anni fa sono stati messi i vetrini nelle crepe per vedere se si allargano, pare di no ma non rischiamo" racconta Roberto, imbianchino con la Lazio nel cuore e padre di due figli nati qui. Anche lui ha fatto richiesta di casa popolare. "Qui l'abbiamo fatta tutti e c'è chi aspetta da 10 anni - si infervora - Vorrei dire al sindaco Raggi che tra le 10mila persone che sono in lista d'attesa per le case popolari ci siamo pure noi". Così la loro 'vita in standby' continua: i bambini frequentano scuole e asili del quartiere, vanno a pallavolo o nei giardini di fronte, i grandi si arrabattano per cercare un lavoro o tenerselo. Se manca, a turno puliscono le scale condominiali che si pagano con un fondo cassa da 4-5 euro al mese, raccontano. "Ma non siamo fantasmi - ripetono più insistenti del rubinetto che perde nella cucina di Rosanna - L'amministrazione lo sa che siamo qua e noi non occupiamo le case popolari". A Roma ci sono occupazioni note e a volte curiose per vicinato come in via Vittorio Amedeo II, a pochi metri da Carlo Felice e con i vigili urbani accanto. O l'ex scuola di via Spencer, zona Collatina, occupata da una ventina di famiglie, nello steso stabile del consultorio della Asl Roma 2 al primo piano. Intanto Rosanna, 77 anni, una figlia con problemi psichici e sfratti alle spalle, si chiede; "Che aspettano a darmi un buco?". Voce bassa per Josè, suo coinquilino italo-uruguayano insieme a moglie e un figlio autistico alla scuola medie. "Mi vergogno a dirlo ma ora lavoro mezz'ora al giorno, faccio le pulizie in una banca. E' cambiato l'appalto e prendo 60 euro al mese - racconta - Mia moglie arriva a 300-400 con le pulizie condominiali. Non siamo cattivi, la nostra colpa è aver occupato una casa ma sennò dove andavamo?".  
   

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