Rosanna non se lo ricorda più quando ha chiesto una casa popolare la prima volta. "E' parecchio, parecchio.. ne ho fatte tante di domande", ripete mentre la voce sale. E pure la rabbia. Nel palazzo occupato dove abita nel centro di Roma in molti ricordano un'altra data: 12 luglio 2004 quando quell'edificio, abbandonato, fu occupato dal movimento per la casa Action. Tredici anni dopo viale Carlo Felice 69, a due passi da piazza San Giovanni, è una delle occupazioni più longeve della Capitale, cinque piani e zero ascensori citato nella lista nera degli immobili da sgomberare stilata dall'ex commissario Tronca.
In cima al portone, in piccolo, è rimasto il nome della proprietà: lì dovevano viverci dipendenti della Banca d'Italia.
Ci abitano oggi una sessantina di persone, quasi tutte famiglie (eritree, sudamericane, alcune italiane), una ventina i bambini.
Tutti hanno qui la residenza. Sui citofoni c'è scritto 'guasto' e le cassette della posta colorate che erano sul portone, sono state tolte. Facevano folklore o 'degrado', a seconda dei punti di vista. Ora le lettere entrano da una fessura e finiscono in una cassetta comune sul lato interno del portone, 'rinforzato' da tubi anti-sgombero. Dentro non c'è spazio per tutti e molti inquilini singoli sono stati adottati da famiglie. Delle tre scale una è inagibile e a rischio crollo. "Anni fa sono stati messi i vetrini nelle crepe per vedere se si allargano, pare di no ma non rischiamo" racconta Roberto, imbianchino con la Lazio nel cuore e padre di due figli nati qui. Anche lui ha fatto richiesta di casa popolare. "Qui l'abbiamo fatta tutti e c'è chi aspetta da 10 anni - si infervora - Vorrei dire al sindaco Raggi che tra le 10mila persone che sono in lista d'attesa per le case popolari ci siamo pure noi". Così la loro 'vita in standby' continua: i bambini frequentano scuole e asili del quartiere, vanno a pallavolo o nei giardini di fronte, i grandi si arrabattano per cercare un lavoro o tenerselo. Se manca, a turno puliscono le scale condominiali che si pagano con un fondo cassa da 4-5 euro al mese, raccontano. "Ma non siamo fantasmi - ripetono più insistenti del rubinetto che perde nella cucina di Rosanna - L'amministrazione lo sa che siamo qua e noi non occupiamo le case popolari". A Roma ci sono occupazioni note e a volte curiose per vicinato come in via Vittorio Amedeo II, a pochi metri da Carlo Felice e con i vigili urbani accanto. O l'ex scuola di via Spencer, zona Collatina, occupata da una ventina di famiglie, nello steso stabile del consultorio della Asl Roma 2 al primo piano. Intanto Rosanna, 77 anni, una figlia con problemi psichici e sfratti alle spalle, si chiede; "Che aspettano a darmi un buco?". Voce bassa per Josè, suo coinquilino italo-uruguayano insieme a moglie e un figlio autistico alla scuola medie. "Mi vergogno a dirlo ma ora lavoro mezz'ora al giorno, faccio le pulizie in una banca. E' cambiato l'appalto e prendo 60 euro al mese - racconta - Mia moglie arriva a 300-400 con le pulizie condominiali. Non siamo cattivi, la nostra colpa è aver occupato una casa ma sennò dove andavamo?".
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