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Fuga killer, rubato kit pronto soccorso

Fuga killer, rubato kit pronto soccorso

La caccia prosegue e in mattinata nuovo blitz in un casolare

BOLOGNA, 26 aprile 2017, 17:08

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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    Un kit di pronto soccorso, con bende, garze e disinfettante: la cassetta era in un garage-ripostiglio vicino ad un casolare ed è sparita nella zona in cui si sta concentrando da giorni la caccia a Norbert Feher, serbo accusato di tre omicidi dalle Procure di Bologna, Ferrara e Ravenna. A constatarne la mancanza è stato di recente il proprietario dello stabile, che però non ha saputo dire agli investigatori con esattezza a quando risale il furto.
    Bisognerà approfondire se parte del contenuto del kit sia il materiale trovato l'8 aprile nel Fiorino abbandonato dal killer a Molinella, prima di far perdere le tracce. Nel furgoncino erano state repertate garze e cerotti, utilizzate presumibilmente dal ricercato per le ferite rimediate il primo aprile nella colluttazione con il barista di Budrio Davide Fabbri, ucciso con un colpo di pistola. Intanto le ricerche proseguono e in mattinata c'è stato un nuovo approfondito controllo in un casolare a Consandolo (Ferrara) da parte dei Carabinieri.
   Chi è Norbert Feher, sospettato degli omicidi a Budrio e in Romagna

Feher, detenuto modello.  Non solo catechismo, ma anche laboratori di yoga e serigrafia digitale, oltre a corsi di informatica di livello base. In carcere a Ferrara il serbo Norbert Feher, all'epoca conosciuto come il russo Igor Vaclavic e attualmente ricercato per tre omicidi, era un detenuto modello. Vanno infatti in questo senso le relazioni vagliate dal tribunale di Sorveglianza di Bologna, a cui si rivolse invano nel 2014 per opporsi ad un'espulsione. Vaclavic, che dagli atti risultava nato nel 1976 in Russia a Taskent, ora capitale dell'Uzbekistan, fu espulso contestualmente alla condanna a cinque anni e quattro mesi inflittagli a Ferrara nel maggio 2011 per alcune rapine commesse negli ultimi mesi del 2010, poco tempo dopo essere uscito dal carcere di Rovigo. Il detenuto fece poi personalmente ricorso in Cassazione contro il rigetto del tribunale di Sorveglianza, senza avvalersi di un legale e con un atto scritto a mano in stampatello, lamentando tra le altre cose un'errata identificazione e sostenendo che la decisione presa era superficiale ed erano stati omessi accertamenti a suo dire importanti: perizie, rapporti personali e affettivi e sul percorso di vita. Ma la Suprema Corte, a fine 2015, lo dichiarò inammissibile senza neppure fissare un'udienza. Ma a quel punto Vaclavic era già uscito dal carcere da mesi, usufruendo della liberazione anticipata. Nulla era da ostacolo a concedergli il beneficio: dalle relazioni emerge una persona che aveva sempre rispettato i regolamenti interni, aveva avuto buoni rapporti con operatori e compagni di cella e che partecipò alle attività ricreative, sportive e culturali proposte. Raccontava di sé di aver lavorato come meccanico, muratore e cameriere, prima di finire in carcere. E diceva anche di aver perso una figlia di sette anni in un incidente stradale, circostanza di cui non si hanno riscontri. Non comunicò mai riferimenti dei suoi familiari.

La videnda nelle parole degli abitanti di Molinella: video  

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