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Rbs, il 'grande malato' del sistema britannico

Rbs, il 'grande malato' del sistema britannico

Da gigante caro alle consorterie del regno a caso 'disperato'

30 novembre 2016, 17:12

Redazione ANSA

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Rbs, il 'grande malato ' del sistema britannico © ANSA/EPA

Rbs, il  'grande malato ' del sistema britannico © ANSA/EPA
Rbs, il 'grande malato ' del sistema britannico © ANSA/EPA

(di Alessandro Logroscino)

Royal Bank of Scotland non passa gli stress test della BoE e si conferma 'il grande malato' del sistema bancario d'oltreManica. Un peso grave per il Tesoro britannico, tanto peggio in tempi incerti di transizione verso la Brexit, ma anche una preoccupazione per l'intera Europa. Lontana da ogni prospettiva di ri-privatizzazione del 73% di quote tuttora in mano dello Stato, quella che e' stata una delle banche simbolo del Regno Unito, resta alle prese con una crisi che si trascina da oltre 7 anni. Senza luci in fondo al tunnel. Una delle ultime mosse per prendere ossigeno era stata annunciata a marzo: via 2 miliardi di bad loans italiani messi in pancia fra il 2007 e il 2008, e ceduti infine al fondo di private equity Anacap.

Ma in quegli stessi giorni si era avuta pure l'ennesima brutta notizia, coincisa con la presentazione dei conti 2015: in rosso per l'ottavo esercizio di fila. E ora, a otto mesi di distanza, ecco il voto insufficiente negli stress test periodici della Bank of England. Per dare un'idea della situazione di Rbs, basta dire del resto che assommano a oltre 50 miliardi di sterline le perdite accumulate dal 2008 a oggi: una voragine per questo gigante azzoppato, caro all'establishment e a certe consorterie dell'elite del regno da 3 secoli. La cifra è stata certificata di recente dall'amministratore delegato neozelandese Ross McEwan, chiamato due anni e mezzo fa, con tanto di compenso d'oro, per provare a risollevare la baracca. Ed e' una cifra che assorbe e supera, come notato velenosamente dal Financial Times, "i 45 miliardi sborsati dai contribuenti" di Sua Maestà in questi anni per rimpinguarne le casse. McEwan ha spiegato a suo tempo il perdurante affanno con i costi di gestione, dei contenziosi legali e quelli della ristrutturazione. Ma senza poter negare uno scenario incompatibile con ogni ipotesi di vendita sul mercato di quote azionarie.

Alla luce degli ultimi dati, l'obiettivo di un alleggerimento della partecipazione statale decisa in emergenza quasi otto anni orsono, rimane in effetti "molto lontano", secondo Ian Gordon, analista di Investec. Rbs e' "il dottor Jekyll e mister Hyde del settore bancario britannico", fa eco Laith Khalaf, altro senior analyst della City, tentando almeno di distinguere il bicchiere mezzo pieno da quello mezzo vuoto: "da un lato si sta ridimensionando, riduce i rischi e taglia i costi, ma al contempo gli oneri di gestione giocano un ruolo devastante sulla sua redditivita' complessiva".

Un equilibrio pericolosamente inclinato verso il burrone, testimoniano i risultati odierni dei test, per un istituto di credito che ancora nel 2008 era indicato come il maggiore d'Europa. E che tuttavia la crisi finanziaria globale - unita ai contraccolpi di operazioni 'spericolate' attribuite dai media dell'isola all'a.d dell'epoca, Fred 'the shred' (il dissipatore) Goodwin, a partire dall'acquisizione della holding olandese Abn Amro - ha portato a un tracollo tanto repentino quanto profondo. In quel frangente convulso il governo di Londra guidato all'epoca dal laburista Gordon Brown decise in una notte, o poco più, d'intervenire per salvare il salvabile, rilevando gradualmente oltre l'80% di Rbs e quasi il 50% di un'altra storica banca in difficolta', il Lloyds Group. Sentiero comune che ha condotto pero' a destini diversi.

Lloyds Group e' stato avviato al risanamento (a dispetto del peso delle cosiddette Ppi, polizze inesigibili sui mutui) e la quota dello Stato e' scesa sotto il 10%. Mentre Royal Bank of Scotland - che essendo più internazionalizzata ha pure potuto contare su un buon numero di dismissioni all'estero, Usa in testa - continua a boccheggiare. Il Tesoro vi rimane dunque impelagato e i costi delle multe imposte all'azienda dalle autorità regolatrici a causa del coinvolgimento in mega truffe finanziarie quali gli scandali Libor o Forex non aiutano. McEwan, quasi a voler trovare un motivo d'ottimismo, si è detto convinto qualche mese fa che il fondo fosse stato toccato e s'intravvedesse una risalita almeno in prospettiva. Ma alcuni osservatori dubitano, ironizzando sul fatto che "anche dal fondo si puo' sempre scavare". E gli stress test non sembrano dar loro torto.

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