La Russia annuncia una nuova "pausa umanitaria" ad Aleppo ma uno dei principali gruppi ribelli la respinge immediatamente al mittente bollandola come propaganda. La decisione, "su ordine del comandante in capo delle forze armate russe Vladimir Putin" è stata presa "per evitare vittime inutili" ed è stata annunciata dal capo di Stato maggiore russo Valeri Gherasimov. L'annuncio di Mosca "non è serio" e "non ci riguarda" è la risposta di Nour al Din al Zenki alla nuova tregua, prevista per il 4 novembre. La tregua è solo "ad uso dell'opinione pubblica", sostengono i leader delle fazioni armate sostenute dagli Stati Uniti e dai Paesi arabi del Golfo.
E oggi sono stati diffusi nuovi numeri della tragedia umanitaria che sta travolgendo la Siria. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) sono 1.350 i civili uccisi nel Paese solo a ottobre. Questo mentre da Raqqa, roccaforte dell'Isis nel nord-est della Siria, giungono notizie impossibili da verificare in maniera indipendente sul terreno, dell'arrivo di un numero imprecisato di civili sfollati da Mosul, capitale irachena del 'califfato' dove è in atto l'offensiva finale da parte della Coalizione internazionale a guida Usa per la riconquista della città. Secondo le notizie riportate da fonti in città in contatto con il gruppo di attivisti 'Raqqa viene sterminata in silenzio' (Rbss), non è chiara l'identità degli sfollati: se si tratta di parenti di jihadisti siriani in fuga da Mosul o di civili della città irachena che temono l'arrivo di forze considerate ostili, come le milizie sciite filo-iraniane e quelle curde sostenute dagli Stati Uniti. Intanto gli insorti di Aleppo est affermano di non volersi arrendere alle forze russe e governative siriane che oggi sono tornate a minacciare di colpire con maggior violenza i quartieri orientali della città contesa nel nord del Paese se i ribelli non lasceranno entro venerdì sera la zona assediata e dove rimangono secondo l'Onu più di 250mila civili. E si sono rivolti all'inviato speciale Onu per la Siria, Staffan De Mistura, affermando che "ad Aleppo est chi muore sono le nostre famiglie e chi commette crimini di guerra non siamo noi ma il governo (siriano) e la Russia". Ma il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, in visita in Grecia, ha accusato "alcuni Paesi coinvolti nel negoziato sulla Siria" di aver "sabotato" il processo. L'agenzia statale russa Tass, da parte sua, scrive che i miliziani del gruppo Jaish al-Fateh hanno fissato in 150.000 lire siriane, circa 300 dollari, il prezzo da pagare affiché consentano a un civile di età inferiore ai 14 anni o superiore ai 55 di lasciare Aleppo attraverso i corridoi umanitari. Intanto dal Pentagono è arrivata la notizia oggi dell'uccisione nel nord-ovest della Siria di un esponente qaidista locale, accusato da Washington di "preparare attacchi contro l'Occidente". Gli Usa affermano che Haydar Kirkan è stato ucciso il 17 ottobre scorso da un drone nella regione di Idlib, fuori dal controllo governativo, sulla base di "prove certe" del suo coinvolgimento nella pianificazione di attacchi. Proprio l'area di Idlib, dove operano varie sigle dell'insurrezione siriana tra cui quelle qaidiste, è stata oggi presa di mira da raid russi o governativi siriani secondo quanto riferito dall'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus). Le fonti precisano che i jet hanno colpito località lungo le strade che collegano Aleppo rispettivamente con la Siria centrale e il confine occidentale con la Turchia.
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