L'Italia "ha ridotto il suo numero di studenti con risultati scarsi negli ultimi anni, ma ha ancora davanti molte sfide". E' il giudizio che emerge da uno studio Ocse-Pisa sugli studenti quindicenni 'low performer', basato su dati delle indagini 2012, in cui si invitano tutti i Paesi a mettere il tema dell'insuccesso scolastico "tra le priorità dell'agenda politica sull'educazione".
Nel caso italiano, in particolare, nel 2012 erano circa 140 mila gli studenti scarsi in matematica, il 25% del totale, e oltre 67 mila, il 12% quelli scarsi in tutti e tre i campi esaminati dal test Pisa (matematica, lettura, scienze). La percentuale dei 'low performer' in matematica è superiore di 2 punti alla media Ocse, ma è calata di 7 punti in dieci anni. Anche per le altre materie la percentuale di allievi in difficoltà è calata negli ultimi anni: 4 punti in meno per la lettura tra 2003 e 2012, 7 in meno per le scienze dal 2006 al 2012. Entrambe restano però superiori alla media Ocse, rispettivamente al 20% e 19%, contro una media del 18%.
Le basse performance scolastiche, rileva ancora lo studio, sono più diffuse tra gli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate, con una quota del 38%, contro 12% per gli studenti di famiglie agiate, e tra gli allievi delle scuole professionali, con una quota del 34%, contro 15% per i liceali.
I ragazzi con risultati scarsi, inoltre, sono quelli che saltano più giorni di scuola, passano meno tempo a fare i compiti (5,6 ore a settimana, contro 9,7 per gli studenti con livello sufficiente o superiore) e sono meno perseveranti. La questione, sottolinea l'Ocse, non riguarda solo la scuola, ma ha anche un rilevante impatto economico. Secondo una stima dell'organizzazione parigina, se nel 2030 tutti gli studenti di 15 anni avessero raggiunto il livello di sufficienza nelle tre materie Pisa, il Pil del Paese nel 2095 potrebbe essere fino al 18% superiore.
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