"A Roma Moccia Fruit, a Napoli Moccia Camorra". E' il tenore di un'intercettazione fatta nell'ambito delle inchiesta sfociata oggi con l'arresto di sette persone, tra le quali Luigi Moccia, 60 anni, esponente apicale dell'omonimo clan operante ad Afragola, che, attraverso il reimpiego di ingenti capitali di provenienza illecita, gestiva, tramite prestanome, attività nei settori della distribuzione di prodotti lattiero caseari ed ortofrutticoli, nonché in quello turistico-alberghiero.
L'inchiesta, condotta dai pm Barbara Sargenti e Maria Cristina Palaia, ha preso le mosse, come riferito dal procuratore aggiunto Michele Prestipino in una conferenza stampa, dall'omicidio di Modestino Pellino (Nettuno 23 luglio 2012), ritenuto un luogotenente di Luigi Moccia, di Modestino Pellino, affiliato al clan Moccia. Da quell'episodio sono nati diversi filoni di indagine che hanno portato agli arresti di oggi. "Moccia - è stato detto durante la conferenza stampa alla quale erano presenti anche Luigi Silipo (dirigente Squadra Mobile) e Cosimo Di Gesù (Guardia di Finanza) - ha 'mimetizzato' le proprie attività nell'economia, servendosi di una serie di prestanome al fine di schermarne l'effettiva titolarità". Prestipino ha sottolineato come l'inchiesta rientri in una strategia della Dda di ricostruire la presenza di clan mafiosi nella capitale che investe soprattutto nel settore commerciale, "il più esposto alle attenzioni dei clan", e nell'acquisizione di esercizi commerciali.
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