(di Beniamino Natale)
Non ci saranno bandiere nazionali, oggi a Singapore per lo storico vertice, il primo dopo quasi 70 anni, tra un presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, e uno della Repubblica di Cina (Taiwan), Ma Ying-jeou. I due protagonisti staranno ben attenti a rivolgersi l' uno all' altro esclusivamente con l' appellativo di "signore". La scelta del terreno neutro di Singapore, un Paese a maggioranza etnica cinese e amico sia di Pechino che di Taipei, ha reso più' facile il compito degli organizzatori, dato che non c' e' un Paese ospite.
La Cina considera Taiwan parte integrante del suo territorio, una "provincia ribelle" che prima o poi dovrà' essere riunita alla "madrepatria". A Taiwan, che dal 1996 e' una democrazia parlamentare con una forte dialettica politica, le nuove generazioni non sembrano sentire legami con la Cina continentale, come hanno chiarito l' anno scorso migliaia di giovani che hanno dato vita al movimento dei Girasoli, un' affermazione dell' identita' taiwanese distinta da quella cinese. L' importanza del vertice di Singapore, hanno affermato alcuni commentatori, sarà' più' nel simbolismo - al quale gli asiatici e i cinesi in particolare danno una grande importanza - col quale i due presidenti affermeranno che ciascuno riconosce e rispetta le preoccupazioni dell' altro che in risultati concreti, che già' sono stati esclusi dalle due parti. Cio' non significa che Xi e Ma non abbiano fatto i loro calcoli da politici di lungo corso, prima di fare un passo così' rischioso. Il leader cinese arriva dal Vietnam dove, con una visita di due giorni, ha cercato di ricucire le relazioni con il vicino, gelate da alcuni anni a causa delle dispute territoriali nel Mar della Cina Meridionale. Pochi giorni prima il suo "numero due", il premier Li Keqiang, ha fatto qualcosa di simile nel vertice a tre di Seul con Corea del Sud e Giappone - un altro Paese col quale Pechino ha in corso serie dispute territoriali.
E lunedì' scorso, gli Stati Uniti hanno reso esplicito il loro sostegno ai rivali della Cina nel sudest asiatico inviando un loro cacciatorpediniere a "sfidare" le rivendicazioni cinesi a poche miglia da una delle isolette artificiali costruite da Pechino nelle zone contese. Insomma, la Cina sembra aver deciso di mostrare ai suoi vicini un volto piu' amichevole di quello intravisto negli ultimi tempi e il vertice di Singapore rientra perfettamente in questo quadro. In una conferenza stampa a Taipei, Ma Ying-jeou ha sostenuto che il vertice "non ha nulla a che vedere" con le elezioni presidenziali che si terranno a Taiwan in gennaio. L' opposizione ha accolto questa affermazione con scetticismo. Tutti i sondaggi danno un consistente vantaggio alla candidata del Partito Democratico Progressista (Dpp) Tsai Ing-wen. Ma ha già' avuto due mandati e la legge taiwanese gli impedisce di presentarsi per la terza volta. Il candidato del suo Partito Nazionalista (o Guomindang), Eric Chu, non va oltre il 20%. Ma ha affermato che solleverà' con Xi il problema dell' "isolamento diplomatico" di Taiwan, alla quale Pechino impedisce di partecipare agli organismi internazionali per ribadire che e' parte della Cina. Una concessione, o una promessa, di Xi su questo terreno forse non cambierebbero le prospettive elettorali del Guomindang ma sicuramente gioverebbero alla statura politica dello stesso Ma, che potrebbe uscire di scena lasciando un' importante eredita' politica ai suoi successori.
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