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Nigeria: 800mila bambini in fuga dai Boko Haram

Nigeria: 800mila bambini in fuga dai Boko Haram

Unicef, un anno dopo rapimento 219 studentesse. 50 viste vive

ROMA, 14 aprile 2015, 13:19

Redazione ANSA

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Una manifestazione per le ragazze rapite - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una manifestazione per le ragazze rapite - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una manifestazione per le ragazze rapite - RIPRODUZIONE RISERVATA

 In Nigeria 800mila minori hanno dovuto lasciare le loro case per il conflitto nel nord-est del paese fra Boko Haram, forze militari e i gruppi di autodifesa civile. Infanzie perdute. Bambini vittime della guerra, costretti a fuggire nella migliore delle ipotesi, o arruolati a forza e utilizzati come combattenti, cuochi, facchini e vedette tra le fila dei fondamentalisti islamici. E' la drammatica fotografia scattata dall'ultimo rapporto Unicef che arriva ad un anno esatto dal rapimento di oltre 200 studentesse a Chibok, di cui proprio oggi giungono notizie: oltre 50 di loro sarebbero state viste vive, nella città di Gwoza, nel nord est della Nigeria, secondo quanto riferito da una testimone alla Bbc. Il rapporto fornisce un'agghiacciante testimonianza del pesante tributo che l'infanzia paga alla guerra raccontandoci di bambini che vengono utilizzati da Boko Haram come combattenti, cuochi, facchini e vedette; mentre giovani donne e ragazze sono sottoposte a matrimoni forzati e obbligate a lavorare e a subire stupri. L'Unicef evidenzia anche come studenti e insegnanti siano stati deliberatamente presi di mira, con più di 300 scuole danneggiate o distrutte e almeno 196 insegnanti e 314 studenti uccisi dalla fine del 2014.
    Il rapporto rivela inoltre che il numero di bambini fuggiti per salvarsi la vita all'interno della Nigeria, o attraversando il confine con Ciad, Niger e Camerun, è più che raddoppiato in poco meno di un anno. "Decine di ragazze e ragazzi sono scomparsi in Nigeria: rapiti, reclutati da gruppi armati, attaccati, utilizzati come armi, o costretti a fuggire dalla violenza. Hanno il diritto di riavere la loro infanzia", osserva Manuel Fontaine, Direttore regionale Unicef per l'Africa occidentale e centrale. Ma è impressionante anche il numero di bambini che ora vivono separati dalle loro famiglie. Perché se aumenta il numero delle persone che fuggono dal paese dilaniato dal conflitto cresce anche il numero di piccoli che sono rimasti soli. Secondo una valutazione condotta in 33 località negli stati nigeriani del Borneo e dello Yobe, tra una popolazione di quasi 150.000 sfollati, sono stati trovati quasi 2400 bambini non accompagnati da nessuno o comunque che ora vivono separati dalla loro famiglia. L'Unicef ha intensificato la sua risposta umanitaria alla crisi. Nel corso degli ultimi sei mesi, ha fornito sostegno psicosociale ad oltre 60.000 bambini colpiti dal conflitto in Nigeria, Niger, Camerun e Ciad. Lavora inoltre con i partner per fornire acqua potabile e servizi sanitari salvavita, per ripristinare l'accesso all'istruzione e fornire trattamenti terapeutici per bambini malnutriti. Per far fronte a una grave mancanza di fondi, l'Unicef esorta i donatori internazionali ad aumentare fortemente il loro sostegno finanziario per le attività di soccorso in Nigeria e nei paesi limitrofi.
    L'organizzazione richiama infine l'attenzione sul devastante impatto che il conflitto sta avendo sui bambini in tutta la regione, con una campagna sui social media incentrata sull'hashtag #bringbackourchildhood.
   

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