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Terrorismo: i viaggi degli indagati nel mirino degli investigatori

Terrorismo: i viaggi degli indagati nel mirino degli investigatori

Accertamenti su addestramenti, quattro i magistrati che indagano

ROMA, 14 gennaio 2015, 19:42

Redazione ANSA

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Charlie Hebdo: presidio carabinieri obiettivi sensibili - RIPRODUZIONE RISERVATA

Charlie Hebdo: presidio carabinieri obiettivi sensibili - RIPRODUZIONE RISERVATA
Charlie Hebdo: presidio carabinieri obiettivi sensibili - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Nel mirino degli investigatori romani che indagano su almeno una decina di islamici sospettati di avere legami con la Jihad, ci sono, tra l'altro i percorsi seguiti all'estero da alcuni di loro. L'intento degli investigatori è capire se siano entrati in contatto con esperti del terrore anche per un eventuale addestramento. Gli indagati sono tutti immigrati originari di zone che vanno dal Maghreb, in particolare Marocco, al Medio Oriente (Siria, Iraq, Iran). 

I soggetti indagati dalla procura di Roma sono tutti immigrati originari di zone che vanno dal Maghreb, in particolare Marocco, al Medio Oriente (Siria, Iraq, Iran). Gli inquirenti di piazzale Clodio impegnati nelle indagini sono quattro: ognuno con una competenza specifica e per singoli episodi. A giorni dovrebbe tenersi un vertice per fare il punto della situazione.

Alfano, per combattenti carcere fino a dieci anni - La possibilità di comminare una pena fino a dieci anni di carcere per chi va a combattere nei teatri di guerra è contenuta nel pacchetto antiterrorismo che il ministro dell'Interno Alfano conta di presentare "il più presto possibile" in Consiglio dei ministri. Lo ha annunciato lo stesso Alfano intervistato da Radio Anch'io.  Gli altri punti del provvedimento, ha spiegato Alfano, prevedono il rafforzamento della sorveglianza sui sospetti di terrorismo, applicando le stesse norme ora previste per i mafiosi, una maggiore possibilità di ritirare il passaporto ai sospetti ed il potenziamento del potere di spegnere i siti web che lanciano messaggi di odio e incitano alla violenza. Il ministro ha ribadito che i foreign fighters passati per l'Italia sono 53 sui 3 mila/5 mila stimati a livello europeo. Numeri contenuti, ma, ha sottolineato "basta uno solo a fare danni". Dei 53 combattenti, si stima che una quindicina siano morti e meno di dieci siano tornati in area Schengen. Quanto alle misure contro i siti jihadisti, il ministro ha sottolineato l'importanza "della collaborazione con i colossi del web. C'è un dibattito sulla violazione della privacy e bisogna agire con grande prudenza trovando un equilibrio tra diritto alla sicurezza e diritto alla riservatezza".

 


   

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