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Don Aniello, Ciro ci invita a vivere per lui

Don Aniello, Ciro ci invita a vivere per lui

Domani terrà orazione funebre, 'mamma del ragazzo è un grande esempio'

ROMA, 26 giugno 2014, 21:02

di Giorgiana Cristalli

ANSACheck

Don Aniello Manganiello - RIPRODUZIONE RISERVATA

Don Aniello Manganiello - RIPRODUZIONE RISERVATA
Don Aniello Manganiello - RIPRODUZIONE RISERVATA

'Fratello, se per me il sole si oscurerà, ti prego di vivere per me': con le parole di una canzone che da ragazzo cantava in oratorio, don Aniello Manganiello darà domani l'ultimo saluto a Ciro Esposito, durante l'orazione funebre che la famiglia del ragazzo ucciso gli ha chiesto di tenere nel corso del funerale con rito evangelico. Il sacerdote, impegnato per la legalità a Scampia con la sua associazione 'Ultimi', non ha conosciuto di persona Ciro, ma lo ha incontrato "attraverso i racconti dei parenti e la ricostruzione del momento in cui è stato ferito, morendo da eroe, per proteggere altre persone".
    Quello che ha colpito don Aniello del ragazzo e della sua famiglia è "la religiosità, il senso di pacificazione interiore che predispone le persone al bene, fondamentale per costruire animi e persone pacificate". In particolare, è rimasto impressionato dalla mamma di Ciro.
    "Quella donna mi ha evangelizzato in questi giorni con il suo perdono", racconta il sacerdote che la definisce "un esempio vivente del Vangelo della misericordia". 'Ti prego ricordati di vivere per me' - spiega, anticipando all'ANSA il senso della sua omelia - vuole dire questo: "Ciro non ha pensato a se stesso, ma agli altri. Era un ragazzo gioviale, aperto, generoso. E'naturale, in alcune situazioni, vivere momenti di rabbia e di vendetta, ma bisogna fare spazio alla razionalità e alla riflessione. L'invito che Ciro fa alla mamma e a tutti noi è a bandire la violenza perchè non è quella la strada per dare un volto nuovo alla nostra città".
    Scampia "è già vessata e offesa". L'unica risposta possibile per noi napoletani "è il perdono, la capacità di controllare le pulsioni disordinate per costruite una città diversa". E' possibile farlo "solo costruendo relazioni vere, armoniche, pacifiche".
    E' questa la via di scampo secondo don Aniello, che rivolge anche un appello ai tifosi. "Ho letto su facebook alcuni commenti che mi hanno lasciato allibito. Sono frasi orripilanti e piene di odio. Le ho cancellate dal mio profilo. La via del cambiamento - ribadisce - non è la violenza, ma il perdono che genera pacificazione, incontro, collaborazione, lavoro per costruire qualcosa di importante insieme".
    L'amore del Signore, conclude don Aniello, "si esprime attraverso le persone pacificate come la mamma di Ciro".

'Ragazzi di Scampia vittime di razzismo' - "I ragazzi di Scampia sono stati vittime di episodi di razzismo pesantissimi domenica scorsa, in occasione della finale regionale per il passaggio in Promozione tra Virtus Avellino e Oratorio Don Guanella, giocata sul campo del rione San Tommaso di Avellino a porte chiuse per inagibilità del campo, ma tutti hanno fatto finta di niente. Ora siamo stufi": lo denuncia all'ANSA don Aniello Manganiello, presidente della squadra da lui fondata a Scampia 20 anni fa. Il sacerdote, che della battaglia per la legalità ha fatto da anni la sua missione, è stato chiamato dalla famiglia di Ciro Esposito a fare un'orazione al funerale del giovane tifoso ucciso, che si svolgerà domani con rito evangelico. Sarà l'occasione per parlare di quanto accaduto anche con il presidente del Coni Giovanni Malagò. Per gli episodi di domenica don Aniello se la prende innanzitutto con l'arbitro "che avrebbe dovuto sospendere la partita e invece non ha riportato nulla dimostrando una grave irresponsabilità". Ha aspettato oggi per denunciare gli episodi perché attendeva una reazione da parte della giustizia Sportiva. Reazione che non c'è stata, spiega. "Nessun cenno ai cori, ma solo una multa di 400 euro per i petardi, lanciati a decine. Ci sono state frasi pesantissime e gesti volgarissimi. Un'accoglienza sconcertante", racconta ancora don Aniello. "Che cosa vogliamo fare di questo calcio?", si chiede. "Chi dovrebbe tutelarci - conclude - non lo fa. Non possiamo fare finta di niente". 
   

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