"Vogliamo far
diventare il parco archeologico di Selinunte un'azienda che
produce per poterlo mantenere al meglio per i visitatori". L'ha
detto Enrico Caruso, direttore del sito, in occasione della
mietitura del grano effettuata oggi e con il quale saranno
prodotti pasta, cous cous e altri prodotti finiti con il logo
sia del parco archeologico sia del consorzio Ballatore,
organismo che fa capo all'assessorato regionale all'Agricoltura,
che ha lavorato alla semina e alla raccolta dei cerali e dei
legumi in 10 dei 270 ettari del parco archeologico.
"Il ricavato della vendita dei prodotti finiti, che sarà
effettuata ai visitatori - ha spiegato Alessia Davì, commissario
straordinario del consorzio Ballatore - sarà diviso a metà tra i
due partner. Noi reinvestiremo la somma in ricerca, sempre in
questo sito. E' la seconda volta che gli assessorati ai Beni
culturali e all'Agricoltura collaborano, è già accaduto al
Vinitaly".
Il grano coltivato, nella varietà dell'Hammurabi, è il
Monococco ritrovato nella grotta dell'Uzzo, uno dei più
importanti siti preistorici della Sicilia che sorge sempre nel
Trapanese, nella Riserva dello Zingaro. "E' la prima volta che
la varietà Hammurabi del Monococco, sul quale lavoriamo con il
Crea dal 2006 - ha evidenziato Dino Messina del consorzio
Ballatore - viene coltivata in un parco archeologico. La sua
caratteristica è che la granella ha la cariosside nuda". Gli
altri grani coltivati, sempre di origine siciliana, sono le
varietà Russello, Tumminia e Perciasacchi, i ceci sono delle
varietà Sultano e Pascià e poi vi sono anche le lenticchie.
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