La Mare Jonio, nave di Mediterranea
Saving Humans, è salpata ieri sera dal porto di Siracusa,
dirigendosi verso il Mediterraneo centrale per la sua sedicesima
missione di monitoraggio e soccorso in mare. Pochi giorni fa si
era conclusa la Missione 15 con lo sbarco a Pozzallo di 113
naufraghi soccorsi nella notte tra il 23 e il 24 marzo in due
distinte operazioni dall'unica nave della Flotta Civile battente
bandiera italiana, a cui si aggiungono le 59 persone portate in
salvo in collaborazione con la Guardia Costiera italiana.
Il capomissione a bordo Denny Castiglione ha sottolineato che
"la cosiddetta 'zona Sar libica', dove ci stiamo dirigendo, è la
zona di mare dove avvengono, per decisione politica dei governi
italiani ed europei, le violazioni sistematiche dei diritti
umani che da inizio anno hanno causato numerosi naufragi e quasi
400 vittime accertate, senza contare le persone disperse e i
'naufragi-fantasma' di cui non sappiamo nulla". "Le milizie
libiche, pagate fior di milioni e rifornite di mezzi navali e
terrestri, hanno il compito di catturare e deportare chi tenta
di fuggire dai lager: dall'inizio dell'anno sono state 3.791 le
donne, uomini e bambini respinti in questo modo verso la Libia",
ha ricordato Casstiglione.
"Nonostante le evidenti violazioni dei diritti umani e del
diritto internazionale, l'Unione Europea e i suoi Stati membri,
Italia in testa, non intervengono in caso di allarme per
'aspettare' che la cosiddetta guardia costiera libica faccia il
suo sporco lavoro di polizia di frontiera illegale. Donne,
uomini e bambini, a decine di migliaia ogni anno, subiscono le
violenze di questo sistema: la Libia non solo non è un 'Place of
safety', cioè un 'luogo sicuro', ma è l'inferno dal quale le
persone tentano di scappare", ha concluso il capomissione di
Mare Jonio.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA