Il Governo è pronto a mandare in soffitta la contestata garanzia finanziaria da 5mila euro chiesta al richiedente asilo per evitare il trattenimento in un centro in attesa dell'esito della sua domanda di protezione. Lo ha annunciato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, informando che si sta ragionando su un intervento per graduare l'importo previsto dal decreto legge dello scorso settembre e disapplicato dai giudici di Catania. La Cassazione, chiamata a pronunciarsi sul ricorso del governo contro la mancata applicazione delle procedure accelerate di frontiera contenute nel decreto Cutro, si è rivolta alla Corte di giustizia europea chiedendo una trattazione d'urgenza, negata ieri dalla Corte. "Ma non è una bocciatura", ha sottolineato Piantedosi, né del decreto Cutro né dell'accordo Italia-Albania. Tutt'altro. Per il titolare del Viminale, "in realtà è una prima certificazione che siamo sulla strada giusta.
Significa innanzitutto che per la Cassazione, tutto quello che viene prima" delle determinazione della cauzione di 5mila per i migranti, "è ritenuto manifestamente tutt'altro che infondato e lo leggo quindi come foriero" della certificazione "della bontà del nostro quadro normativo". C'è, ha evidenziato, "un assunto controverso", i 5mila euro di cauzione. Ma se il dubbio è solo quello, "siamo pronti ad eliminarlo graduando l'importo" della garanzia "con l'applicazione caso per caso" della misura. Quanto all'accordo con l'Albania per la costruzione di centri dove trattenere fino a 3mila migranti sottoposti alla procedura accelerata di frontiera, "il cronoprogramma - ha assicurato - procede come previsto, anche se c'è chi ha esultato pensando che la decisione della Corte di Giustizia potesse frenarlo". Sono già terminate, ha informato, "le verifiche preliminari alla cornice giuridica. Abbiamo già in pista il genio militare che si recherà a lavorare lì, abbiamo i nostri vigili del fuoco quindi è un concerto di istituzioni del nostro governo che lavorano ad una rapida realizzazione di questo centro". Le cronache degli ultimi giorni danno conto di nuove tragedie del mare, con i 60 morti indicati dai naufraghi soccorsi mercoledì scorso dalla Ocean Viking. "Per il ministro dell'Interno è un doppio dolore", ha osservato Piantedosi, rimarcando che "i numeri (delle vittime del naufragio, ndr) sono tutti da verificare. Ci sono notizie ancora discordanti sulle persone a bordo. Ci saranno approfondimenti", ma, ha continuato, questi episodi sono la prova che "l'immigrazione irregolare va fermata alla partenza, non è così che si gestisce". I dati degli arrivi indicano tuttavia una contrazione per il sesto mese consecutivo, con l'azzeramento dei flussi dalla Tunisia: "segno che qualcosa sta funzionando", secondo il ministro.
Sulla Ocean Viking prosegue intanto la polemica. La nave di Sos Mediterranee ha soccorso altre 135 persone. Ancona è il porto indicato dalle autorità italiane. "Vergogna" attacca la segretaria dem Elly Schlein. "Sono stati alla deriva per una settimana, hanno visto morire sessanta persone che viaggiavano con loro, di fame e di ustioni, ma ora il governo impone ai sopravvissuti altri 5 giorni di navigazione. Infierire dopo quanto hanno passato è disumano e intollerabile, non degno di un Paese come l'Italia. Al governo chiediamo di intervenire e assegnare un porto più vicino". Analoga la richiesta di Nicola Fratoianni dell'Alleanza Verdi Sinistra e del segretario di +Europa Riccardo Magi.
Almeno 21 i migranti annegati nell'Egeo, tra loro cinque bambini
È salito a 21, tra cui 5 bambini, il bilancio dei migranti annegati nel Mare Egeo, a largo della costa turca nei pressi dello stretto dei Dardanelli, dopo che il gommone sul quale stavano viaggiando si è rovesciato. Lo ha annunciato la prefettura della provincia di Canakkale con un comunicato, come riporta l'agenzia Dha, facendo sapere che quattro migranti sono stati salvati mentre proseguono le operazioni di ricerca in mare, con 18 imbarcazioni e 2 elicotteri, a cui partecipano oltre 500 persone.
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