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Libri: il viaggio di Butera nella "Sicilia che non c'è"

Libri: il viaggio di Butera nella "Sicilia che non c'è"

L'analisi dell'economista tra 'nuovi barbari' e speranze futuro

PALERMO, 27 aprile 2017, 18:08

Redazione ANSA

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Salvatore Butera - RIPRODUZIONE RISERVATA

Salvatore Butera - RIPRODUZIONE RISERVATA
Salvatore Butera - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tra passeggiate, ricordi e testimonianze l'economista Salvatore Butera, già consulente del Presidente della Regione Piersanti Mattarella e fino al 1997 capo dell'ufficio studi del Banco di Sicilia, prova a ritrovare "La Sicilia che non c'è". Il titolo del suo libro edito da Torri del Vento, che sarà presentato domani, venerdì 28 aprile, a palazzo Steri, è la sintesi delle occasioni mancate: dal fallimento dell'autonomia regionale alle vicende del Banco di Sicilia che ha concluso la sua storia con il marchio di Unicredit. Butera, che viene da una lunga esperienza giornalistica e oggi è componente del consiglio di reggenza della Banca d'Italia di Palermo, recupera le sue conoscenze non in chiave memorialistica ma interpretativa per una rivisitazione della trasformazione della Sicilia degli ultimi cinquant'anni.
    Incrocia così i "nuovi barbari" che negli anni Cinquanta infoltirono la schiera della burocrazia regionale, il "sacco" di Palermo e la corsa alla speculazione edilizia, la modernità mancata dell'autonomia regionale che ha finito per creare un modello di sviluppo politicamente assistito. Butera cerca di indagare e di spiegare le ragioni per cui il processo di industrializzazione e il sistema dell'economia mista, che pure avevano creato nuove occasioni, sono abortiti. Duro è il giudizio di Butera sulle incompetenze, le incapacità, le scelte di natura personale delle classi dirigenti. Con il loro sicilianismo si sono assicurate, scrive Butera, impunità e vesti di innocenza "dando sempre la colpa agli altri, attribuendo a ipotetici nemici e complotti esterni tutti i mali della Sicilia". Il libro sfugge però al pessimismo retorico e agli stereotipi della letteratura aprendosi alla speranza di una Sicilia virtuosa che pure c'è e che, in questi anni difficili, ha puntato sull'innovazione e sui nuovi modelli di integrazione e di valorizzazione del patrimonio culturale.
   

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