"Giovanni Falcone ha vissuto il
lavoro come una religione, una professione di fede, questa è
stata la scintilla che ha mosso tutta la sua vita. Ha superato
le colonne d'Ercole del provincialismo culturale col quale
finora si era affrontata la lotta alla mafia". È il ricordo del
magistrato ucciso da cosa nostra il 23 maggio 1992 fatto da
Gioacchino Natoli, presidente della Corte di Appello di Palermo,
nel corso dell'incontro "A 30 anni dal maxi processo: una storia
ancora attuale", organizzato dall'ateneo di Palermo in
collaborazione con l'Università di Pisa, Libera e la polizia di
Stato nella sede dell'auditorium Rai del capoluogo. A introdurre
i lavori è stato Salvatore Cusimano, direttore della sede Rai
Sicilia e autore del documentario "Nella terra degli infedeli"
proiettato nel corso dell'iniziativa. "Il maxiprocesso è stato
un momento di catarsi per la città", ha detto il rettore
Fabrizio Micari.
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