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Mafia: archiviata inchiesta su Schifani

Mafia: archiviata inchiesta su Schifani

Gup Palermo accoglie richiesta dei Pm Guido e Di Matteo

PALERMO, 28 ottobre 2014, 17:10

Redazione ANSA

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GIUSTIZIA: IN AULA SENATO LA RIFORMA FORENSE [ARCHIVE MATERIAL 20121221 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA

GIUSTIZIA: IN AULA SENATO LA RIFORMA FORENSE [ARCHIVE MATERIAL 20121221 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA
GIUSTIZIA: IN AULA SENATO LA RIFORMA FORENSE [ARCHIVE MATERIAL 20121221 ] - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il Gip di Palermo ha archiviato l' inchiesta per concorso esterno all'associazione mafiosa nei confronti di Renato Schifani. L'ex presidente del Senato è stato indagato per due volte nel giro di 15 anni. Ha avuto due richieste di archiviazione e subito un supplemento di indagini, disposto dall'ex Gip Piergiorgio Morosini. Gli approfondimenti non hanno cambiato i fatti: ed è per questo il Gup Vittorio Anania, accogliendo la richiesta dei pm Paolo Guido e Nino Di Matteo, ha archiviato.

   "Sono ed ero sereno, le accuse contro di me non reggevano, avevo e ho sempre avuto fiducia nella giustizia", commenta Schifani, ex esponente di Forza Italia, oggi tra i leader del Nuovo Centrodestra.

   Per il leader del Ncd Angelino Alfano "La realtà ha avuto il sopravvento sulle accuse, evidenziando la correttezza del suo comportamento e la serenità e con cui ha atteso la chiusura dell'inchiesta". 

Le motivazioni del Gip - Tutte cadute le accuse contro l' l'ex presidente del Senato, Renato Schifani, finito sotto accusa, con l'ipotesi di concorso in associazione mafiosa. Lo confermano le motivazioni dell'archiviazione del Gip Vittorio Anania che ha accolto le richieste in tal senso dei pm Paolo Guido e Nino Di Matteo. Caso chiuso dunque. Scrive il gip "sono emerse talune relazioni con personaggi inseriti nell'ambiente mafioso o vicini a detto ambiente, nel periodo in cui lo Schifani era attivamente impegnato nella sua attività di legale, civilista, e di esperto in diritto amministrativo".

Ma si tratta di relazioni che riguardano l'esercizio della professione forense e che non valgono "per sostenere un'accusa in giudizio, tanto più che, a prescindere dalla consapevolezza dell'indagato sull'effettiva caratura mafiosa dei suoi interlocutori, tali condotte si collocano perlopiù in un periodo ormai lontano nel tempo (primi degli anni '90). - si legge nella motivazione del giudice - Fatti per i quali opererebbe in ogni caso la prescrizione, in assenza di successive e più aggiornate emergenze, che possano valere ad attualizzare il significato di azioni e comportamenti astrattamente riconducibili al reato". Risultate prive di riscontro poi le accuse del pentito di Villabate, Francesco Campanella, circa la "manipolazione del piano regolatore del paese a favore di esponenti mafiosi come Antonino Mandalà e il figlio Nicola". Schifani si era occupato di quella materia come esperto di diritto amministrativo. Non hanno inoltre alcun valore le affermazioni di Totò Riina, intercettate in carcere ("È una mente... il paese di lui era mandamento nostro"). E infine lo stesso costruttore e testimone di giustizia Innocenzo Lo Sicco dice che la consulenza di Schifani su alcuni palazzi da lui realizzati era "assolutamente legale".

   

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