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Zuncheddu 'felice per Forti, deluso dalle istituzioni'

Zuncheddu 'felice per Forti, deluso dalle istituzioni'

L'avvocato: "Lui totalmente ignorato dallo Stato"

BOLOGNA, 19 maggio 2024, 19:04

di Tommaso Romanin

ANSACheck

ZUNCHEDDU, 'HO BISOGNO DI UN RISARCIMENTO DALLO STATO ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

Beniamino Zuncheddu ha trascorso da innocente quasi 33 anni in carcere, condannato all'ergastolo per la strage di Sinnai, nel sud Sardegna, avvenuta nel 1991. L'ex pastore, assolto il 27 gennaio scorso e rimesso in libertà dai giudici della Corte d'appello di Roma al termine del processo di revisione, ieri è stato accolto quasi come una star al Festival della giustizia penale di Modena, dove è intervenuto a raccontare la sua storia e a riflettere sugli errori giudiziari insieme al suo difensore, l'avvocato Mauro Trogu.

Ed è il proprio il legale, interpellato dall'ANSA in merito, ad esprimere il proprio pensiero condiviso con l'assistito, sulla vicenda di Chico Forti, rientrato in Italia dagli Stati Uniti, accolto dalla premier Meloni e oggi arrivato al carcere di Verona. "Beniamino Zuncheddu - dice l'avvocato Trogu - ha a cuore la sorte e i diritti di tutti i detenuti, quindi è molto felice che Enrico Forti abbia ottenuto di scontare la sua condanna in Italia e che le istituzioni si siano prodigate per favorire che ciò accadesse.

Non nasconde però la sua delusione per essere stato totalmente ignorato da quelle stesse istituzioni che sembrano guardare più a ciò che accade nei tribunali esteri che non a come viene amministrata la giustizia in Italia, e non si sono accorte della sua assoluzione con formula piena (per non aver commesso il fatto) dopo quasi 33 anni di carcerazione".

Ieri Zuncheddu ha ripercorso la sua vicenda, la durezza del carcere, la convivenza con gli altri detenuti in celle troppo strette, la difficoltà ad immaginare una speranza per il futuro. "Ma io pensavo sempre che un giorno o l'altro dovevo uscire, ho sempre pensato alla libertà", ha detto l'ex pastore al festival modenese". Zuncheddu si sente abbandonato dalle istituzioni, e con garbo lo ha ribadito: "Da parte dello Stato - ha spiegato, quando gli è stato domandato - non ho avuto niente, nessuna scusa, da nessuna parte. Mi sarei aspettato qualche cenno, però niente. Si sono fatti da parte". La sua forza, ha detto, "è stata la famiglia, che mi sta mantenendo anche ora".

Anche perché "non si è ancora visto un risarcimento da parte dello Stato. Se non ci fossero i miei familiari sarei un barbone". A fine marzo il tribunale di sorveglianza di Cagliari ha riconosciuto al 59enne circa 30mila euro per aver trascorso anni in celle piccole e sovraffollate. E ad aprile, quando sono uscite le motivazioni della sentenza della Corte che lo ha scagionato e liberato (seppur con una assoluzione con formula dubitativa), Zuncheddu aveva fatto un nuovo appello alle Istituzioni, chiedendo che gli venisse riconosciuto un risarcimento per quello che aveva subito.

"La mia famiglia mi ha aiutato, i miei fratelli hanno lavorato per me, soprattutto mia sorella e mio cognato, ma ho bisogno di un risarcimento da parte dello Stato. Ho anche dei debiti. Intanto, lo Stato magari mi dia mille euro al mese", aveva detto.

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