Acquisire nuove competenze
lavorative che, una volta usciti dal carcere, potranno
utilizzare per il reinserimento nella società e creare un
circolo virtuoso con le aziende presenti nel territorio che dia
concrete possibilità ai detenuti di lavorare.
Sono questi, in sintesi, gli obiettivi del progetto Lav(or)ando,
realizzato dalla Cooperativa Sociale Elan e finanziato dalla
Fondazione per il sud.
Il progetto è stato avviato oggi avviato all'interno del carcere
di Uta e prevede il reinserimento professionale di 24 persone
sottoposte a provvedimento penale, attraverso il loro impiego
nella lavanderia industriale che si trova dentro il
penitenziario.
Lav(or)ando avrà una durata di quattro anni, mentre il percorso
formativo riservato a ogni singolo detenuto sarà di dieci mesi.
Nei primi cinque le persone selezionate saranno all'opera sia
all'interno della lavanderia, ma parteciperanno anche ad
attività educative, formative e di orientamento professionale.
Gli altri 5 mesi serviranno invece per completare il percorso
professionale sia nel carcere che in alcune delle imprese del
territorio.
"Oggi, grazie al sostegno della Fondazione con il Sud, la
cooperativa Elan e tutti i partner del progetto avviamo
stabilmente la lavanderia della Casa Circondariale di Uta - ha
sottolineato Carlo Tedde, responsabile del progetto Lav(or)ando
- che si propone come infrastruttura economico educativa pronta
ad affiancare l'istituto penitenziario nel difficile compito di
valorizzare i talenti e le competenze residue delle persone che
sbagliano, per rigenerale e accompagnarle in un ruolo di
cittadini attivi capaci di contribuire concretamente allo
sviluppo della comunità".
"Il progetto Lav(or)ando - ha evidenziato Marco Porcu, direttore
della Casa Circondariale di Uta - costituisce l'attività più
strutturata, all'interno del carcere di Uta, e offre ai detenuti
la possibilità di confrontarsi con la realtà lavorativa esterna
e con il mercato, preparandoli al rientro nella società".
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