L'amore del buffone Rigoletto per
la bella figlia Gilda. E i capricci del duca di Mantova che
muovono quasi inconsapevolmente la trama e scatenano rapimenti e
delitti. Dalla leggerezza della celeberrima aria 'La donna è
mobile', al pianto disperato di un padre che torna a casa e non
trova più la persona che ama più di ogni altra cosa, uno dei
momenti più commoventi e apprezzati in sala. La prima del
Rigoletto a Cagliari con il nuovo allestimento del Teatro Lirico
ha fatto breccia tra il pubblico e ha scatenato gli applausi
degli appassionati. Chiudendo così una serata cominciata in
salita: a causa di un'agitazione sindacale alcune parti della
prima scena sono state rimaneggiate. Anche se comunque, pur in
versione riveduta e corretta, l'avvio è stato di grande impatto.
Con la rappresentazione della festa nel Palazzo ducale come
una vera e propria orgia con tanto di figuranti a seno nudo. Gli
spettatori delle prossime recite potranno apprezzare anche le
scene proiettate sulle pareti che amplificano gli effetti.
Innovazione applicata alla storia della musica. Con misura e
buoni risultati. Un'edizione di Rigoletto che fa riferimento,
dal punto di vista sia musicale che vocale, unicamente al
manoscritto di Giuseppe Verdi: filologica e gradita la lettura
del maestro Elio Boncompagni. Poi il racconto delle tormentate
vicende è scivolato via seguendo canoni più tradizionali. Il
titolo mancava dal palcoscenico del Teatro Lirico dal 1997
(nonostante le edizioni del 2002 all'Anfiteatro Romano e
dell'estate 2017 alla Forte Arena di Santa Margherita di Pula)
ed è stato curato in regia dal fiorentino Pier Francesco
Maestrini. Non nuovo a contaminazioni che saltano il solco della
tradizione visto che, proprio a Cagliari, ha firmato Turandot di
Puccini con le scene dell'artista sardo, scomparso nel 2016,
Pinuccio Sciola. Bello e quasi cinematografico anche il tragico
finale ambientato sulla sponda destra del fiume Mincio con
Rigoletto (Marco Caria) che reclama vendetta e Gilda (Desiree
Rancatore) che vuole ancora salvare il suo amato duca (Stefano
Secco). Alla fine applausi per tutti: particolarmente apprezzato
il conte di Monterone Cristian Saitta.
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