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Dina Dore, 10 anni fa l'atroce delitto

Dina Dore, 10 anni fa l'atroce delitto

Marito-mandante condannato all'ergastolo. Gavoi la ricorda oggi

NUORO, 26 marzo 2018, 15:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Maria Giovanna Fossati

C'era un freddo polare quella sera del 26 marzo 2008 a Gavoi, paesino di montagna in provincia di Nuoro, quando intorno alle 20.30 il dentista Francesco Rocca rientrando a casa trova nel garage la figlia Elisabetta, di otto mesi, che dorme sull'ovetto sporco di sangue accanto alla Fiat Punto rossa della mamma, Dina Dore, all'epoca 37enne. Di lei però nessuna traccia.

Scatta il piano antisequestri, ma cinque ore dopo il cadavere della donna viene trovato dentro il portabagagli: è incerottata, morta per soffocamento. Da quel giorno sono passati dieci anni e secondo due sentenze - in primo grado e in appello - il mandante del delitto è stato proprio il marito, Francesco Rocca, condannato all'ergastolo. Autore materiale del delitto un giovane del paese, Pierpaolo Contu, 17enne all'epoca del fatti, condannato a 16 anni di carcere. Avrebbe agito in cambio di soldi e di una casa.

Da quel giorno l'immagine di Dina Dore è diventata l'icona del femminicidio in Sardegna: l'8 marzo la Giunta regionale le ha intitolato la sede della commissione regionale Pari Opportunità e prima ancora l'amministrazione comunale di Bosa le aveva intitolato un viale. Ma c'è un'altra figura femminile in questa storia, Graziella Dore, la sorella di Dina, che ha lottato come una leonessa per arrivare alla verità. "Dieci anni sono passati ma è come se fosse ieri - racconta all'ANSA Graziella mentre ricostruisce quei tragici momenti -. Quella sera all'inizio ho creduto al sequestro, ma nella notte tutto è precipitato: mio marito è rientrato a casa e una volta arrivato nel lettone dove io cullavo Elisabetta, mi ha detto che avevano trovato Dina. Pochi secondi di illusione per il ritrovamento, poi la notizia terribile. Mi si è annebbiata la vista, avevo le vertigini, sono arrivati a casa i parenti, c'era il caos, mi sembrava impossibile che qualcuno volesse tanto male a mia sorella. La verità la abbiamo scoperta solo molti anni dopo".

Ad incastrare Rocca un amico di Pierpaolo Contu. Il dentista, che avrebbe fatto uccidere la moglie per rifarsi una vita con l'amante, è stato arrestato insieme a Contu cinque anni dopo l'omicidio. "Abbiamo saputo della situazione che viveva Dina con il marito solo dalle intercettazioni degli inquirenti pubblicate sui media - prosegue Graziella -. La giustizia l'abbiamo perseguita e alla fine ha fatto il suo corso, ma nessuna sentenza ci potrà mai ridare indietro mia sorella e una mamma ad Elisabetta (la piccola, che è stata affidata a Graziella, oggi ha 10 anni e frequenta la quinta elementare ndr). Avrei solo voluto che il suo sacrificio non fosse stato vano, ma purtroppo ogni giorno ci sono femminicidi in Italia".

Gavoi ha ricordato Dina con un convegno dal titolo "Donne uccise: una ogni 60 ore", promosso dall'associazione "Sardegna di dentro". Una delle relatrici è l'avvocata Annamaria Busia, consigliera regionale del Centro democratico e che ha scritto la bozza della legge che tutela gli orfani dei femminicidi. "In 10 anni non è cambiato granché - ha detto Busia - la legge spero sia un deterrente per questi atti criminali, ma ci vuole una battaglia culturale: bisogna combattere la diversa retribuzione nel lavoro tra i due sessi, per esempio. A riflettere ora dovrebbero essere gli uomini: dovrebbero guardarsi negli occhi e parlarsi. Purtroppo non lo stanno facendo, visto che in Italia dall'inizio dell'anno abbiamo una donna ammazzata per mano del partner ogni 60 ore".

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