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Matida, protesta dopo 13 licenziamenti

Matida, protesta dopo 13 licenziamenti

Sindacati, perché non hanno voluto firmare dimissioni volontarie

SASSARI, 22 novembre 2017, 14:55

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Licenziati perché non hanno voluto firmare le dimissioni volontarie". Lo denunciano i segretari dei sindacati Fsi-Usae, Mariangela Campus, e del Csa, Marco Cornaglia, a proposito del licenziamento di 13 operatori della Rsa Matida di Sassari, struttura accreditata dalla Regione con 42 posti letto e in regime di convenzione con l'ex Asl di Sassari.
    La procedura di licenziamento si è conclusa il 3 novembre, ma la vicenda dei tredici lavoratori è iniziata la scorsa estate, quando la struttura ha ceduto i servizi di assistenza, infermieristico, educativo e di aiuto alla persona, le pulizie, la manutenzione ordinaria, la fisioterapia, la fornitura e il lavaggio della biancheria, l'approvvigionamento dei farmaci, la mensa in appalto alla società cooperativa sociale Endomos, una onlus di Firenze che fa parte del Sit - Consorzio cooperative sociali.
    "Il 23 giugno, prima della cessione dei servizi alla cooperativa, Matida ha convocato le organizzazioni sindacali e ha messo sul tavolo un verbale di accordo sindacale contenente l'obbligo di dimissioni volontarie dei dipendenti, con la rinuncia a eventuali contenziosi per differenze retributive", spiegano i sindacalisti. "Così i dipendenti avrebbero perso tutti i diritti acquisiti, compresa la tutela dell'articolo 18 della legge 300/1970, ma avrebbero avuto la promessa di una assunzione ex novo nella nuova cooperativa fiorentina - proseguono - così i lavoratori hanno rispedito al mittente la proposta e hanno chiesto con forza a Matida il passaggio diretto a Endomos, con atto scritto, come stabilito dal codice civile".
    Dopo diversi incontri, "la metà dei dipendenti è stata convinta alle dimissioni volontarie, mentre tredici lavoratori non hanno ceduto al ricatto e ora sono disoccupati", insistono Campus e Cornaglia. "Daremo battaglia in tutte le sedi - concludono - affinché i lavoratori siano reintegrati al più presto nel loro posto di lavoro".
   

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