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Libia: morte Piano, 6 a rischio processo

Libia: morte Piano, 6 a rischio processo

Pm, mancata adozione misure sicurezza. Resta fascicolo omicidio

CAGLIARI, 22 febbraio 2017, 20:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La morte in Libia del tecnico della Bonatti Fausto Piano, di Capoterra, e di Salvatore Failla, poteva essere evitata, assieme al sequestro degli altri due colleghi avvenuto nel luglio 2015, se fossero state adottate idonee misure di sicurezza da parte dell'azienda.

Di ciò è convinta la Procura di Roma che ha chiuso l'inchiesta nei confronti di sei indagati, tutti della Bonatti, la società di Parma che costruisce impianti oil&gas. Cooperazione colposa nel delitto doloso il reato contestato dal pm Sergio Colaiocco. Se si fosse dato retta all'allarme lanciato dalla Farnesina sulla situazione critica in Libia e se si fosse data massima priorità alla sicurezza, forse la sorte dei quattro tecnici della Bonatti sarebbe stata diversa.

Piano e Failla morirono in un conflitto a fuoco fra rapitori e milizie regolari nel corso di un trasferimento. La Procura di Roma ha chiuso uno dei filoni di indagine avviati per questa vicenda e ora a rischiare il processo sono in sei, l'intero cda della Bonatti, a cominciare dal presidente Paolo Ghirelli e altri tre componenti e il responsabile dell'azienda per la Libia Dennis Morson. Finito nel registro degli indagati del pm Sergio Colaiocco la stessa Bonatti in base alla legge sulla responsabilità degli enti.

L'avviso di chiusura indagine è l'atto che anticipa la richiesta di rinvio a giudizio. In base all'impianto accusatorio la società emiliana, e il suo rappresentante nel paese nordafricano, avrebbero omesso di adottare tutte le cautele necessarie per evitare che i loro tecnici impegnati nel paese nordafricano fossero esposti alle attenzioni delle bande criminali locali.

I quattro dipendenti furono sequestrati durante il loro trasferimento a Mellitah, zona interna della Libia in cui ci sono cantieri Eni e dove operano i dipendenti della Bonatti. I nostri connazionali erano arrivati in Libia il 19 luglio precedente. Lo spostamento, in quell'occasione, avvenne in auto e non, come di consueto, in nave.

   

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