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Assalto Mondialpol:parla la responsabile

Assalto Mondialpol:parla la responsabile

Achenza, colpo durissimo per noi ma siamo di nuovo operativi

SASSARI, 02 marzo 2016, 19:39

Redazione ANSA

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"Appena gli agenti in sala operativa hanno sentito i rumori che arrivavano dall'esterno, hanno attivato le procedure d'emergenza sotto il coordinamento della centrale operativa di Como". Inizia così il racconto di Rita Achenza, responsabile della sede Mondialpol di Caniga, a Sassari, dove due giorni fa un commando armato ha messo a segno il clamoroso colpo da 11 milioni di euro.

"Mentre l'escavatore si apriva il varco, il commando di malviventi ha iniziato una raffica di colpi a largo raggio su tutto l'edificio - ricostruisce la donna - una sparatoria proseguita senza soluzione di continuità per alcuni interminabili minuti per contrastare la risposta dei nostri agenti di vigilanza". "Il commando - riferisce ancora la responsabile di Mondialpol - era composto almeno da 15-20 persone pesantemente armate". Quello di due giorni fa, ammette Rita Achenza, "è stato un colpo durissimo inferto alla nostra azienda, che sul territorio opera nel rispetto di tutte le normative, dà lavoro a oltre 130 dipendenti solo in Sardegna e ha sempre investito moltissime risorse in sistemi di sicurezza all'avanguardia".

Nonostante quello che è successo, "la nostra operatività - assicura - è stata garantita fin da ieri, abbiamo ottemperato a tutti gli approvvigionamenti di cui abbiamo incarico, affinché i nostri clienti non subissero alcun danno". Sulle indagini, invece, massimo riserbo. "Gli inquirenti stanno facendo egregiamente il loro lavoro - sottolinea la donna - da parte nostra stiamo dando loro tutto il supporto possibile".

VICEPRESIDENTE MONDIALPOL, NOI INECCEPIBILI - La reazione dei nostri dipendenti è stata ineccepibile". Lo dice all'ANSA Marco Mura, il vicepresidente di Vedetta 2 Mondialpol, la società di vigilanza con sede a Como e succursali sparse soprattutto nel Nord Italia, di cui Mondialpol Sardegna, l'agenzia di Caniga assaltata lunedì sera da un commando armato, è diretta emanazione.

Le guardie giurate hanno provato ad aprire il fuoco, ma la veemenza dell'attacco sferrato dagli assaltatori ha indotto tutti i dipendenti di Mondialpol presenti all'interno dell'edificio di via Trincea delle frasche a cercare riparo nei bagni e dove possibile. Mura sottolinea che i suoi uomini "hanno avvisato subito tutte le forze dell'ordine".

E sui tempi di reazione di carabinieri e polizia, il vicepresidente dell'istituto di vigilanza privata non polemizza ma precisa: "Non possiamo entrare nel merito delle tempistiche di intervento, le considerazioni con il senno di poi lasciano sempre il tempo che trovano. Non credo si possa aggiungere altro".

INQUIRENTI, 13 NEL COMMANDO - Per gli investigatori, i componenti del commando che lunedì sera ha assaltato con una ruspa il caveau della Mondialpol di Sassari, erano tredici. Sette sono entrati nell'edificio, hanno imbustato i soldi e li hanno caricati sul furgoncino che attendeva col motore acceso. Quattro hanno sparato a raffica contro la facciata, le finestre e le uscite del "fortino" di Caniga. Altri due si sono occupati di bloccare le vie di accesso al traffico.

Tutti armati fino ai denti. Un giovane che abita lì vicino si è trovato a passare in auto e si è trovato un fucile puntato in faccia: ha provato a spiegare che non c'era bisogno, che non intendeva reagire, è stato colpito con un pugno in testa. Guardato a vista, ha approfittato del momento di concitazione massima - quando per il commando era quasi ora di andar via - per dileguarsi. Gli inquirenti non confermano la sua versione, come non si sbilanciano sul racconto di altri due uomini, padre e figlio, fermati da uno dei malviventi.

Voleva portargli via la macchina e metterla a disposizione della banda per la fuga, ma il figlio, che guidava, ha ingranato la marcia ed è scappato. Il rapinatore avrebbe sparato contro l'auto e i due sarebbero illesi per miracolo. Certo è che quello entrato in azione pochi minuti prima delle 19.52 di avantieri era un gruppo di professionisti. Provenienti dal centro e dal nord Sardegna, conoscono il territorio come le loro tasche e sanno attraversare il sistema viario secondario a occhi chiusi. Ma il commando ha ramificazioni in tutta l'Isola: l'autorimorchio usato per trasportare l'escavatore è stato rubato il 21 febbraio a Macchiareddu, nella zona industriale di Cagliari. E la benna risulta trafugata lo stesso giorno a Capoterra, nel cantiere della nuova statale 195.

Con i cantieri chiusi, hanno avuto tutto il tempo di imboccare la 131 e fare un unico viaggio, di notte, senza sosta. Gli investigatori sono concentrati anche su un altro aspetto: bravi, bene organizzati, determinati, addestrati militarmente, ma i rapinatori erano, soprattutto, molto bene informati. Chi, come e perché possa aver fornito loro notizie così dettagliate sull'edificio, sull'organizzazione, sui sistemi di sicurezza, sulla presenza di tutto quel denaro, quel girono, a quell'ora, in quel punto rivelatosi improvvisamente così vulnerabile, è un mistero che andrà chiarito al più presto. Prima che sia troppo tardi per arrivare al commando che lunedì ha messo a segno il colpo più clamoroso mai registrato in Sardegna ma anche in Italia ai danni di un istituto di vigilanza: un bottino di ben 11 milioni di euro.

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