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Donne sarde, più peso politica e lavoro

Donne sarde, più peso politica e lavoro

Stati generali a Cagliari. Anche lo sport crea diseguaglianza

CAGLIARI, 04 settembre 2015, 18:12

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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di Stefano Ambu

Rappresentanza politica, attenzione nel mondo del lavoro. Senza dimenticare settori come lo sport. Anche in Sardegna, dopo il via a Roma lo scorso dicembre, sbarcano gli Stati generali delle donne con la prima riunione questo pomeriggio al Search nel Largo Carlo Felice.

"Siamo noi donne - ha spiegato la coordinatrice sarda Francesca Ena - con le nostre richieste e i nostri progetti: un movimento trasversale, senza partiti. Abbiamo subito sposato l'idea degli Stati generali regionali perché anche in Sardegna c'è molto da fare". Un'assemblea tutta al femminile pronta a lavorare su cinque macro temi. Economia (lavoro, impresa, start-up, sostenibilità, innovazione, cambiamento e creatività); politica (democrazia paritaria, donne e politica, donne e territorio); cultura (rispetto di genere, educazione e formazione, comunicazione, confronto generazionale); sociale (famiglia, immigrazione e integrazione, salute di genere, welfare); stili di vita e sport (valorizzazione ed integrazione femminile in tutti i contesti sociali e lavorativi, sport come mezzo educativo e di rispetto di genere, legame tra alimentazione e welness, sport e scuola, donne e innovazione, donne e leadership).

Per quanto riguarda la politica valgono gli spunti del primo documento di Roma. "Nel nostro Paese - si legge - esiste un grosso problema di sotto rappresentanza femminile nei luoghi dove si decide che deve essere affrontato come uno dei problema di deficit democratico. La democrazia paritaria, la partecipazione paritaria di donne e uomini alla vita politica del Paese, è la strada giusta in quanto supera la logica paternalistica delle quote rosa". Lavoro. "Si tratta di spiegare che la maternità non può essere vissuta come una colpa, la colpa magari di lasciare senza stipendio una famiglia, ma deve poter essere vissuta come una scelta libera e non un ostacolo quando si ritorna sul mercato del lavoro o quando semplicemente ci si affaccia sul mercato del lavoro e per il semplice fatto di poter mettere al mondo dei figli".

E sport. Obiettivo? Modificare una legge del 1981. "Il calcio femminile è esempio di diseguaglianza di genere. In Italia nessuna disciplina sportiva femminile è qualificata come professionistica. Con conseguenti ricadute in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, nonché, di trattamenti salariali adeguati all'effettiva attività svolta". (ANSA
   

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