Ha scelto la strada del silenzio come i suoi connazionali pakistani arrestati a Olbia. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Hafiz Muhammad Zulkifal, l'imam di Bergamo e Brescia arrestato la scorsa settimana, insieme ad altri nove, con le accuse di strage, associazione a delinquere finalizzata al terrorismo e all'immigrazione clandestina, nell'ambito dell'indagine della Digos di Sassari che ha sgominato una cellula che sarebbe stata legata ad Al Qaida.
Ieri il Gip di Bergamo Maria Bianchi, su delega del Gip di Cagliari, è andata a interrogare il pakistano, difeso dall'avvocato bergamasco Omar Massimo Hegazi, ma Zulkifal ha preferito non dire nulla. Il legale ha anticipato al giudice alcune questioni procedurali che intende portare avanti. La prima legata alle intercettazioni telefoniche. Secondo l'avvocato l'interprete incaricato dagli inquirenti per le traduzioni sarebbe passibile di ricusazione perché "avrebbe pesanti inimicizie nei confronti degli indagati - ha spiegato Hagazi raggiunto telefonicamente dall'ANSA - E' di lingua pashtun e di religione sciita altamente confliggente con quella sunnita degli indagati. Mentre le comunicazioni telematiche, telefoniche e via sms, sono in pashtun, urdu e arabo, lingue difficili da tradurre per il senso metaforico e figurativo delle parole e delle frasi soprattutto in ambiente religioso".
Secondo l'avvocato Hegazi non ci sarebbe il pericolo di inquinamento delle prove vista la distanza temporale dai fatti in contestazione e non ci sarebbe nemmeno il pericolo di fuga.
"Il mio assistito - ha detto ancora il legale - abita da venti anni in Italia, è padre di sei figli ed è in attesa del settimo.
E' in possesso di carta di soggiorno con una domanda di cittadinanza presentata recentemente, già in fase avanzata.
Inoltre è radicato sul territorio e avrebbe comunque avuto tutto il tempo e i mezzi per tornare in Pakistan".
Per quanto riguarda la reiterazione del reato per il legale sarebbe "impossibile dimostrarla o provarla". Il difensore ha già annunciato che presenterà istanza al Tribunale del riesame per una modifica della misura cautelare. "Abbiamo completa fiducia nei giudici", ha aggiunto. Tra le accuse ad Hafiz Muhammad Zulkifal viene contestata la strage al mercato di Peshawar, in Pakistan, che costò la vita a 100 persone il 28 ottobre del 2009.
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