Una standing ovation ha salutato ieri
sera il maestro Riccardo Muti e i Wiener Philharmoniker da lui
diretti nel teatro Petruzzelli di Bari tutto esaurito per
l'occasione. Simbiotico il legame che unisce la bacchetta di
Muti agli strumenti dei musicisti viennesi con cui collabora da
mezzo secolo. La visione d'insieme del maestro che si muove sul
podio e dell'orchestra che suona dà l'impressione che Muti tiri
fuori le note dagli strumenti e le diffonda nell'aria con la
punta della sua bacchetta. Le sinfonie in do maggiore 'La
Grande' di Schubert e in re maggiore 'Haffner' di Mozart
esaltano le qualità della storica orchestra e il pubblico
ringrazia con lunghi applausi.
Prima del gran finale, Muti, "per metà molfettese", come lui
stesso precisa dialogando con il pubblico, ricorda la sua prima
volta al Petruzzelli: "Come dicevo ai miei amici viennesi è
stato quando avevo tre anni e venimmo ad ascoltare l'Aida, mi
diceva poi mio padre. Eravamo seduti all'ultima fila perché, se
avessi pianto, mi avrebbero subito portato fuori". Poi aggiunge
un aneddoto divertente e ricorda quando, nel '56, prima di
trasferirsi a Napoli, con suo padre andò al teatro Piccinni di
Bari per l'Otello. "Come tutti i melomani, cioè i malati di
mente - dice ironizzando - si aspettava l'Esultate del tenore. E
io lo ricorderò fino alla fine quando mio padre - sottolinea
pronunciando poi la frase in dialetto pugliese - mi disse
'giovanotto stai attento che ora arriva l'Esultate'". Il tour
con i Wiener Philharmoniker si è chiuso ieri a Bari e "noi - ha
detto il maestro - vogliamo portarvi un po' di Vienna in attesa
del prossimo concerto di Capodanno, suonando il Kaiser-Walzer di
Johann Strauss".
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