Vendita di beni archivistici e di
reperti archeologici su piattaforme di e-commerce. E' la nuova
frontiera dei traffici illeciti di beni culturali attraverso il
web imposta dalla pandemia. I carabinieri del Nucleo per la
Tutela del Patrimonio culturale di Bari, coordinati dalla
Procura di Trani, in due distinte operazioni hanno denunciato
cinque persone per i reati di ricettazione, impossessamento
illecito di beni culturali appartenenti allo Stato e violazioni
in materia di alienazione di beni culturali e recuperato più di
60 tra manoscritti e manufatti ceramici.
Nel primo caso si trattava di un annuncio riguardante
manoscritti sulla storia di Barletta, provenienti dall'archivio
diocesano di Trani, trafugati negli anni da ignoti nelle chiese
di Santa Maria Maggiore e San Giacomo. La perquisizione
domiciliare eseguita nei confronti di un 40enne barlettano ha
consentito di recuperare e sequestrare 17 volumi, di
inestimabile valore culturale (Status Animarum, Registri
Battesimali, documenti relativi a Visite Pastorali, Libri dei
Matrimoni e atti di Promesse Matrimoniali), in vendita online
per poche centinaia di euro. L'esame tecnico, curato dai
funzionari della Soprintendenza archivistica e bibliografica
della Puglia, ne ha attestato l'autenticità e la datazione al
periodo compreso fra il 1562 e il 1830.
Nel secondo caso si tratta di diversi reperti archeologici
risalenti al IV-III secolo a.C., provento di scavi clandestini
in territorio dauno e destinati a impreziosire gli ambienti di
due residenze private. I 44 manufatti ceramici di pregio (askos,
olle, anfore, kantharos, statuette fittili e altri esemplari)
sono stati dichiarati autentici e di rilevante valenza culturale
dai funzionari della Soprintendenza archeologia Belle Arti e
Paesaggio per le province di Bat e Foggia.
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