(dell'inviato Francesco Loscalzo)
Antonio De Marco, un killer
"sadico", "spietato", "violento", totalmente privo di "ogni
sentimento di compassione e pietà verso il prossimo", che "con
inquietante meticolosità" ha pianificato e commesso il duplice
omicidio, "insensibile" alle grida dei due giovani che lo
imploravano di fermarsi e che ha invece inseguito e finito con
un numero incredibile di coltellate. Così viene descritto dal pm
nel provvedimento di fermo per l'efferato omicidio di Daniele De
Santis e della fidanzata Eleonora Manta. Un ritratto che certo
non coincide con quello di "bravo ragazzo, magari schivo e
introverso, con pochi amici, però sempre educato", fatto ai
giornalisti dai suoi vicini di casa, a Casarano.
Circa 50 chilometri dividono Lecce, dove il 21enne è andato a
studiare Scienze infermieristiche, dove è stato fermato e dove
ha confessato il duplice assassinio, dalla città dov'è nato e
vissuto. Un comune di circa ventimila abitanti, a pochi
chilometri dalle spiagge di Gallipoli e del Salento, dove
proprio in queste ore si è insediato il nuovo sindaco, Ottavio
De Nuzzo. Ma certo non sono per lui l telecamere e i tanti
giornalisti arrivati giornalisti da tutta l'Italia. Tutti in via
Amatore Sciesa, dove c'è anche molto più traffico del solito:
sono i "curiosi" che in auto passano, rallentano e poi vanno
via. Succede sempre nelle storie di cronaca nera che trovano
spazio nei telegiornali, nei talk show del pomeriggio e sui
siti. Succede sempre anche che qualcuno se la prenda con i
giornalisti, che stazionano davanti casa della famiglia De
Marco, e cominci a gridare: "Andate via o chiamo i Carabinieri.
Che volete dai genitori? Che c'entrano loro con quel bastardo?".
I Carabinieri poi arrivano e riportano la calma. Ma "quel
bastardo" resta un'offesa che fa parecchio rumore in un
pomeriggio dove c'è tanto silenzio e che riporta anche
l'incredula Casarano alla realtà di un duplice, spietato delitto
commesso "dal ragazzo della porta accanto".
Prima di questa storia di cronaca nera, in quella casa, ora
con porte e finestre serrate, la famiglia De Marco viveva in
tranquillità, continuano a ripetere, sgomenti, i vicini di casa.
"Brave persone, riservate, brave persone davvero". Il padre è un
bidello in pensione che cura un appezzamento in campagna, ma per
i vicini è soprattutto un bravo falegname, "sempre pronto ad
aiutare chi ha bisogno". La madre è casalinga, la sorella
maggiore vive al Nord da anni. E lui Antonio, "tanto educato,
quando passa mi saluta sempre. Mi ricordo quando da piccolo
giocava proprio qui, davanti casa mia": la signora Lucia, una
vicina di casa, guarda la tv in cucina, ascolta le notizie dei
telegiornali e piange, piange a dirotto. Il marito è pochi metri
più in là e continua a scuotere la testa. "No, non è possibile.
Non ci credo. Ma davvero ha confessato? Quindi è stato proprio
lui?", chiede ai giornalisti che le domandano di raccontare
qualcosa di quel ragazzo che a Casarano sembrano conoscere in
pochi. "Mai, mai visto prima", rispondono due ragazze in un bar
a pochi metri da via Amatore Sciesa.
Nelle "carte" degli investigatori si parla di torture, di
sadismo, di "macabra ritualità" e di un atteggiamento attento e
guardingo nei giorni successivi al duplice omicidio: insomma, il
profilo di un killer che, chissà perché, ha consumato quella
vendetta, che - come scriveva in un post dello scorso luglio -
"è un piatto da servire freddo", che per pochi istanti ti rende
"soddisfatto". E che la sera dei funerali dei due fidanzati
uccisi a coltellate, sorridente e sereno, ha partecipato alla
festa di compleanno di una collega. Poi, però, pensi che lo
stesso ragazzo ha confessato dicendo: "Ho fatto una cavolata. So
di aver sbagliato, ma erano troppi felici e per questo mi è
montata la rabbia"". E allora? Chi è Antonio De Marco? A
Casarano, forse, nessuno lo ha mai "conosciuto" veramente.
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