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Ucciso a Manduria, "era braccato, pestaggi pianificati"

Ucciso a Manduria, "era braccato, pestaggi pianificati"

Maggiorenni restano in carcere, "famiglie incapaci di educarli"

TARANTO, 04 maggio 2019, 13:47

Redazione ANSA

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Un fermo immagine tratto da un video della polizia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un fermo immagine tratto da un video della polizia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Un fermo immagine tratto da un video della polizia - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Roberto Buonavoglia)

Antonio Stano "era braccato dai suoi aguzzini". Era vittima di un "trattamento inumano e degradante", era "terrorizzato, dileggiato, insultato anche con sputi, spinto in uno stato di confusione e disorientamento" che lo costringeva "ad invocare aiuto per la paura e l'esasperazione di fronte ai continui attacchi subiti". Inoltre le torture alle quali lo sottoponeva la gang criminale, smantellata dalla polizia il 30 marzo con otto fermi, venivano "riprese con dei filmati (poi diffusi su Youtube e nelle chat)" che lo ritraevano in condizioni umilianti". E' pesante l'atto d'accusa del gip del Tribunale di Taranto Rita Romano che ha confermato il carcere per i due maggiorenni condividendo in pieno l'impostazione accusatoria. Nell'escludere la possibilità di concessione degli arresti domiciliari, il giudice lancia un affondo alle famiglie dei maggiorenni che - sottolinea - "hanno dato prova di incapacità a controllare ed educare i due giovani". La stessa tesi avanzata ieri il gip del Tribunale per i minorenni, Paola Morelli, nei confronti di sei ragazzini fermati, di 16 e 17 anni, ora trasferiti in carcere anche con l'accusa di tortura. Tutti i minorenni - rileva il gip - "hanno confessato il loro coinvolgimento nei fatti, ma hanno cercato di sminuirli definendoli semplici scherzi". I video dei pestaggi che giravano su YouTube e sulle chat degli indagati e dei loro amici - evidenzia il giudice Romano - "erano divenuti merce di scambio tra i diversi giovani che li ricevevano sui loro telefoni o vi si imbattevano in Internet". Immagini che avevano come vittima "un soggetto affetto da disabilità mentale che viveva in un evidente stato di abbandono, di disagio sociale e che, pertanto, versava in un chiaro stato di minorata difesa". Ma l'aspetto che ha maggiormente sconvolto il giudice sembra essere il modus operandi della gang. I pestaggi con i bastoni compiuti ai danni di Antonio Stano, nella sua abitazione, avevano "un sincronismo - scrive - che induce a ritenere che si trattasse di un sistema ormai rodato e ben noto a ciascuno dei partecipanti". Dai filmati emerge - rileva - che uno degli indagati "mostra una certa disinvoltura nel fare ingresso per primo nell'abitazione della vittima dove tutti gli aggressori, in maniera fulminea, raccolgono dei bastoni che si trovano già presso l'appartamento e, senza attendere neppure un secondo, all'unisono incominciano l'azione aggressiva". Secondo il giudice, il pensionato "da anni era oggetto di atti di dileggio e di angherie di varia natura, dagli insulti agli atti vandalici in danno della sua abitazione, più volte violata da gruppi di giovani che vi avvicendavano nell'infierire" contro di lui, "agli atti di violenza fisica e verbale effettivi (calci, pugni, schiaffi, percosse con bastoni, sputi) o soltanto simulati per incutere in lui disorientamento, timore e disperazione". Fatti molto gravi per i quali il carcere è la misura più adeguata visto che "gli indagati - conclude il giudice - hanno dimostrato notevole inclinazione alla consumazione di reati, totale inaffidabilità e completa assenza di freni inibitori".

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