Due braccianti romeni, un uomo e
una donna, sono stati picchiati dal 'caporale' e da altri tre
connazionali, dopo l'accesso ispettivo dei carabinieri del Nil
nel magazzino in cui i lavoratori riponevano nelle cassette la
frutta e gli ortaggi che raccoglievano nelle campagne di Ginosa
e Castellaneta, perché sospettati di essere 'confidenti' degli
investigatori. E' uno dei particolari emersi nel corso
dell'indagine dei carabinieri di Taranto che ha portato
all'arresto di un imprenditore italiano di 43 anni e di un suo
collaboratore romeno, che svolgeva le mansioni di 'caporale'.
I tre romeni che hanno partecipato alle 'spedizioni punitive'
nei confronti dei braccianti (un uomo riportò fratture al volto
giudicate guaribili in un mese e una donna lesioni al volto e
all'addome guaribili in pochi giorni) sono stati denunciati per
lesioni personali. Nel corso dell'ispezione è stata rinvenuta
una contabilità parallela portata avanti dai due destinatari
delle misure restrittive. L'attività investigativa ha permesso
di accertare l'esistenza di un "sistema consolidato di
sfruttamento" di almeno 35 lavoratori i quali, una volta
reclutati, venivano occupati 'in nero' in condizioni definite
'disumane' e in violazione dei contratti collettivi di lavoro
nazionali e provinciali. L'impianto elettrico era stato
abusivamente allacciato alla rete pubblica. (SEGUE)
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