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Difesa S&P,'da pm solo accuse a sistema'

Difesa S&P,'da pm solo accuse a sistema'

Arringhe a Trani, 'mai accertate responsabilità individuali'

TRANI, 04 febbraio 2017, 12:31

Redazione ANSA

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(dell'inviato Roberto Buonavoglia)

L'indagine sulla manipolazione del mercato contestata a Standard & Poor's "fa acqua da tutte le parti" e nella requisitoria fatta dal pm Michele Ruggiero ci sono "incongruenze, inesattezze e fatti non rispondenti al vero, che sono frutto di immaginazione". "La verità - ha rilevato nella sua arringa durata sei ore l'avv.Antonio Golino, difensore di S&P - è che in questa inchiesta inizialmente il pm è stato preso in considerazione molto seriamente da Esma, Consob, Abi e Mef; ma, quando questi enti hanno avuto accesso agli atti e hanno svolto i loro accertamenti, è stato abbandonato e nessun organismo di controllo si è costituito parte civile nel processo". Questo perché "il pm - ha aggiunto Golino dinanzi al Tribunale di Trani - ha elaborato una teoria complottistica astratta" e ha avviato "un processo contro le agenzie di rating" dove "non c'è mai stato uno sforzo di accertare le responsabilità individuali". Sono molto duri i rilievi della difesa al pubblico ministero durante le arringhe al processo tranese per manipolazione del mercato a carico di cinque tra analisti e manager di S&P e della stessa società di rating. La procura di Trani nelle scorse udienze ha chiesto la condanna a due anni per Deven Sharma, all'epoca dei fatti presidente mondiale di S&P, e a tre anni ciascuno per Yann Le Pallec, responsabile per l'Europa, e per gli analisti del debito sovrano Eileen Zhang, Franklin Crawford Gill e Moritz Kraemer. Per S&P è stata chiesta la condanna alla sanzione di 4,6 milioni. Gli imputati sono accusati di aver fornito "intenzionalmente" ai mercati finanziari - tra maggio 2011 e gennaio 2012 - quattro report contenenti informazioni tendenziose e distorte sull'affidabilità creditizia italiana e sulle iniziative di risanamento adottate dal governo per "disincentivare l'acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore". L'ultimo report sotto accusa è quello con cui S&P, il 13 gennaio 2012, decretò il declassamento del rating dell'Italia di due gradini (da A a BBB+). Quel declassamento - hanno argomentato gli avv.Golino e Roberto Borgogno, che difendono gli analisti - era più che giustificato per una serie di motivi che si trovano negli atti di Bankitalia, nel Bilancio dello Stato e negli articoli del Financial Times. All'epoca dei reati contestati "alle banche italiane mancava l'ossigeno, i mercati - ha detto Golino - avevano smesso di funzionare e, se non ci fosse stato l'intervento della Bce, gli istituti di credito sarebbero andati tutti a picco perché i risparmiatori avevano già tolto i loro risparmi. In quell'epoca inoltre, non è vero, come ha detto il pm che 'l'Italia stava meglio di tutti gli altri Paesi europei, perché il nostro debito pubblico era ai massimi storici e stava venendo giù il mondo". Quella del pm è, quindi, un'affermazione frutto "di fantasia". Da qui la conclusione che il doppio declassamento era un atto dovuto, così come il taglio dell'outlook del debito sovrano da stabile e negativo (20 maggio 2011), la diffusione della nota con le valutazioni negative sulla manovra finanziaria correttiva del Mef (primo luglio 2011) e il credit watch negativo sull'Italia (5 luglio 2011). "Ma la fantasia più eclatante che il pm ha avuto il pudore di non dire in aula durante la discussione, ma che ha scritto nella requisitoria che ha depositato è che - ha concluso il legale di S&P - i verbali dei comitati (di rating, ndr) sono stati artefatti in vista dell'udienza". Questa "è un'affermazione di chi è all'ultima spiaggia, di chi ha coordinato un'indagine che fa acqua da tutte le parti". Si torna in aula il 23 febbraio per le ultime arringhe.

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