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Caporalato: anche marito bracciante morta a corteo Bari

Caporalato: anche marito bracciante morta a corteo Bari

(V.'Caporalato: a Bari in 15.000 in piazza' delle 12.02)

BARI, 25 giugno 2016, 13:11

Redazione ANSA

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"Sono qui nonostante il mio profondo dolore, nonostante i miei timori, la mia emozione, le ferite nel mio contesto familiare, sono qui in questa grande manifestazione per di dire no allo sfruttamento del lavoro in agricoltura". Lo ha detto ai giornalisti Stefano Arcuri, marito di Paola Clemente, la bracciante di 49 anni morta nei campi il 13 luglio dello scorso anno mentre era al lavoro in un vigneto per l'acinellatura dell'uva. Arcuri è intervenuto oggi a Bari sul palco del comizio, allestito in occasione della manifestazione nazionale indetta da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil per dire no al caporalato, allo sfruttamento del lavoro in agricoltura e per il rinnovo dei contratti provinciali di lavoro. "La mia dolorosa esperienza serve a spiegare perché - ha detto Arcuri che viveva con sua moglie ed i suoi tre figli a San Giorgio Jonico, a 300 chilometri circa di distanza da Andria dove Paola Clemente ha perso la vita - è importante avere un contratto e soprattutto perché occorre opporsi al caporalato".
    Arcuri ha poi ribadito le dure condizioni di lavoro delle braccianti, assunte da agenzie interinali per conto delle aziende, del "misero guadagno, 27 euro al giorno, per molte ore di lavoro". A gennaio scorso l'esito dell'autopsia e degli esami tossicologici hanno stabilito che fu una cardiopatia la causa della morte della 49enne bracciante agricola, una delle 13 vittime che hanno funestato la categoria nel 2015.
   

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