TORINO - Un'esperienza nel campo del collezionismo che dura da quattro generazioni e ha trasformato la passione per la filatelia di un giovanissimo Alberto Bolaffi senior, nella Torino di fine Ottocento, in un'impresa con quattro punti vendita (a Torino, Milano, Roma e Verona), più di cento collaboratori e una rete di agenti estesa in tutta Italia. E' il gruppo Bolaffi, punto di riferimento nel panorama del collezionismo nazionale e internazionale, che il 27 settembre presenta l'asta di gioielli e orologi al Grand Hotel et de Milan.
L'avventura inizia nel 1890, quando il fondatore lascia l'attività di famiglia, il commercio di pietre preziose e piume di struzzo, per dedicarsi ai francobolli. Una passione condivisa anche dal figlio Giulio e dal nipote Alberto, entrambi firmatari del 'Roll of distinguished philatelists', il più alto riconoscimento internazionale in questo ambito. Sono loro a diversificare il raggio d'azione dell'impresa di famiglia, affiancando alla filatelia, rimasta sempre il core business del gruppo, l'attività editoriale e la numismatica, le collezioni di manifesti e di libri antichi.
In ogni campo, dopo la nascita delle Aste Bolaffi nel 1990, la maison torinese detiene una lunga serie di record. L'anno successivo, all'interno della prestigiosa collezione 'Pedemonte', viene aggiudicato per quasi 800 milioni di lire il Tre Lire Farouk, uno dei due soli esemplari al mondo su busta del rarissimo francobollo del Governo Provvisorio di Toscana.
Bolaffi detiene tuttora il più alto traguardo di vendita per un poster italiano, con il 'Fiat in pista' di Plinio Codognato, battuto nel 1999 a 220 milioni di lire, pari a oltre 113.000 euro. In seguito, le aste si aprono anche alla numismatica, agli autografi e a documenti antichi, continuando a fare notizia per il prestigio dei lotti presentati sul mercato.
Il testimone è ora nelle mani di Giulio Filippo Bolaffi, che ha proseguito nella tradizione, ampliando alla fotografia, ai vini rari e pregiati e ai gioielli e agli orologi gli orizzonti della casa d'aste, il cui motto rimane "per noi la storia è un oggetto da collezione".
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