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Cibo, per italiani ora priorità è prezzo, non più qualità

Cibo, per italiani ora priorità è prezzo, non più qualità

Presidente Coop, con crisi si è invertita la tendenza

27 ottobre 2014, 10:38

Redazione ANSA

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(di Renato Botto)

TORINO - La qualità del cibo non è più in cima ai pensieri degli italiani: per colpa (soprattutto) della lunga crisi economica, la priorità è tornata ad essere il prezzo. Messaggio doppiamente allarmante se arriva dal Salone del Gusto-Terra Madre, dove si celebra, assaggia, acquista il cibo "buono, pulito e gustoso" che, proprio per soddisfare i tre requisiti, non può essere a prezzi di discount.
"Fino al 2012 - ha detto Marco Pedroni, presidente di Coop Italia - i consumatori guardavano sì al prezzo ed alle offerte, ma sempre di più alla qualità degli alimenti, nell'ultimo biennio c'è stata un'inversione di rotta e cresce la tendenza ad accettare il compromesso tra qualità e prezzo".
Alla distanza può essere un grosso problema per il made in Italy e più in generale per l'agroalimentare di qualità, tuttora impegnato nella guerra contro agri-pirateria (che vale 14 miliardi di euro all'anno), sofisticazioni, imitazioni ed altri inganni. "Non c'è altra strada - sostiene Pedroni - che rendere più accessibile a tutti il prezzo dei prodotti fatti seguendo principi etici e nel rispetto della sicurezza alimentare".
Intanto, però, i consumatori continuano ad essere disorientati, tra etichette con poche informazioni e incertezza su quali prodotti abbiano davvero tutti i crismi del made in Italy. "Gli inganni - ha sottolineato Michele Fino, docente all'Università di Scienze Gastronomiche - hanno tantissime facce: ci sono imitazioni, contraffazioni, prodotti con il marchio italiano ma che di italiano hanno solo l'azienda che li ha inscatolati o imbottigliati, mentre molti ingredienti arrivano da altri mercati".
Un eterno problema sono le etichette poco chiare: "E' urgente - ha detto Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia - un intervento del legislatore per rendere finalmente trasparenti le informazioni. Bisogna studiare una formula per obbligare a trasferire sulle etichette certe informazioni. I produttori devono lavorare in 'case di vetro', così i consumatori saranno propensi a spendere qualcosa di più, sapendo di avere precise garanzie sull'origine dei prodotti e sulla loro sicurezza alimentare. Altrimenti, la situazione spingerà molti produttori a cercare qualche scorciatoia".
Bruno Rivarossa, capo area organizzazione della Coldiretti nazionale, vede un rischio di allentamento dei controlli: "Su pressione di alcuni stati, la Ue - ha sottolineato - è impegnata di più sull'aspetto economico degli scambi che nel legiferare sulla vera tutela alimentare".

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