TORINO - L'agricoltura familiare, uno dei temi portanti della 10/a edizione del Salone del Gusto, è una galassia di 500 milioni di aziende, sul 98% delle proprietà coltivabili.
Al Lingotto ed all'Oval verrà rappresentata con tante storie.
Un esempio arriva dall'Africa, dove l'iniziativa 'Mille orti' poi aggiornata in '10.000 orti', ha tessuto reti di contadini, agronomi, studenti e cuochi: ne parlerà Sophie Salamata Selgho, un'insegnante in pensione, promotrice nella capitale del Burkina Faso dell'orto creato nell'ambito dell'associazione La Saisonniere, nata per insegnare alle donne a leggere e scrivere.
Ogni donna coltiva la propria parcella dell'orto, secondo le regole della rotazione tra le colture ed utilizzando compost per fertilizzare il suolo.
I frutti dell'orto sono utilizzati per il consumo familiare, ma vengono anche venduti al mercato o impiegati in un minuscolo ristorante accanto all'orto.
E' un modello di pesca rispettoso dell'equilibrio naturale - e proprio per questo promosso dal Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e da Slow Food - quello che al Salone viene portato dalla comunità di Khweng, nello stato di Maghalaya, dove si producono 10 varietà di riso, frutta e verdura, e si pescano decine di piccoli pesci, gamberi e granchi. Passando alla Francia, al Salone si può scoprire la storia della piccola associazione di produttori Beluan, che ha rilanciato l'allevamento dei maiali della razza autoctona euskal txerria. Anima ne è una donna che, contro il parere della famiglia, si è dedicata all'allevamento delle razze locali nei Paesi Baschi.
Dall'Illinois viene portata la storia di un successo contro lo strapotere dell'agricoltura industriale: il caso degli 'Steward of the land', i 240 centri alimentari che creano connessioni tra le piccole fattorie ed i consumatori, creando di fatto comunità di co-produttori.
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