TORINO - L'Italia festeggera' fra pochi mesi i 50 anni nello spazio, una presenza sempre piu' massiccia e importante iniziata nel dicembre del '64 con il lancio del satellite San Marco, il primo con bandiera tricolore. Questo mezzo secolo e' stato ripercorso oggi al Festival dell'Innovazione e della Scienza di Settimo Torinese dall'astrofisica Patrizia Caraveo, direttrice dell'Inaf, dal coordinatore scientifico dell'Agenzia Spaziale Italiana Enrico Flamini e dal giornalista Giovanni Caprara.
Nel corso dell'incontro e' stato sottolineato non solo il ruolo dell'Italia nelle missioni spaziali, ma anche di Torino, che ha una tradizione spaziale che risale ai tempi di Carlo Alberto e Carlo Felice, che finanziarono la ricerca sui razzi. E torinese e' stato anche il primo razzo a propellente liquido realizzato nel '52 al Politecnico da Aurelio Robotti.
"In Italia abbiamo fatto tantissimo e siamo molto richiesti per la nostra qualita' scientifica e tecnologica", ha detto Flamini ricordando che "tra ora e il 2018 nostre strumentazioni saranno attive intorno a tutti i corpi del nostro sistema solare. E il grande ruolo lo gioca Torino, soprattutto con Thales Alenia: basti pensare che il 50% dello spazio abitabile sulla Iss e' tecnologicamente italiano e soprattutto torinese".
La storia della presenza italiana nello spazio va ben oltre i 50 anni passati. Sono infatti molte le missioni attuali e future che contano la presenza di strumentazione italiana, quando non una vera e propria regia progettuale.
Parlando della missione su Marte, Flamini ha ricordato che nel 2016 sara' uno strumento italiano a permettere di misurare le condizioni atmosferiche sul pianeta rosso "mentre nel 2018 avremo il primo Rover europeo che si muovera' sulla sua superficie e per la prima volta sara' dotato di un trapano per verificare se ci siano le condizioni che potenzialmente potrebbero essere favorevoli al mantenimento di alcune forme di vita".
All'interno di questa trivella ci sara' uno strumento italiano per la spettrometria, cosi' come italiane saranno parti delle tecnologie utilizzate. L'Italia sara' inoltre capofila industriale del progetto. E restando su Marte, Patrizia Caraveo ha bollato come "bufala" la possibilita' di un'imminente missione privata umana su Marte.
" un castello di carte che non sta in piedi", ha detto l'astrofisica, mentre Flamini ha osservato che "tutto quello che si sta facendo ora su Marte e' per avere delle conoscenze sufficienti e tecnologie adatte per permettere all'uomo di arrivare su Marte e tornare indietro. Cosa al momento non possibile e l'orizzonte e' non prima del 2030". Parlando ancora della presenza italiana nello spazio, Flamini ha piu' ricordato la missione Rosetta in cui sono impiegati due strumenti di casa nostra. "Tra un mese - ha detto - il Lander atterrera' sulla cometa e l'Asi ha un ruolo molto attivo nella parte progettuale".
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