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Torino Jazz Festival ha un cuore internazionale

Torino Jazz Festival ha un cuore internazionale

Zenni, musica tra spettacolo e dimensione raccolta

17 aprile 2014, 11:46

Redazione ANSA

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Un festival "dai molti profumi, ispirato dal principio di contaminazione, mescolanza, incontro fra culture che da sempre costituisce l'identità del jazz". Il cartellone dell'evento torinese nelle parole del direttore artistico Stefano Zenni si richiama al messaggio di universalità che l'Unesco attribuisce al genere musicale, ambasciatore di pace e di dialogo nel mondo.
"Torino è stata riconosciuta capitale europea e italiana del jazz - dice Zenni - A questo ci siamo ispirati nella costruzione di un programma giocato sulla presenza di ritmi diversi e sulla ricchezza musicale". Libano, Canada, Argentina, Sudafrica, Israele, Brasile e Norvegia sono solo alcuni dei Paesi di provenienza degli artisti che suoneranno sotto la Mole, per rispecchiare l'immagine dell'universo variegato del jazz.
"Nomi come Enzo Avitabile, che a Torino suona con i Bottari di Portico, ma anche Caetano Veloso, icona del sound brasiliano, o ancora Manu Dibango, pioniere africano della world music, riflettono questa parte culturale", spiega il direttore artistico. A quest'anima se ne affianca una seconda, inedita per la rassegna torinese e rivolta ai cultori del genere musicale, con gli appuntamenti nelle sale da concerto, al Conservatorio Giuseppe Verdi, al Teatro Vittoria o all'auditorium della Rai per apprezzare il jazz in una dimensione raccolta, che forse gli è più congeniale.
"E' la modalità scelta per accogliere Louis Moholo, tra i maggiori artisti della scena africana - spiega Zenni -, ma anche le produzioni originali del festival, come il progetto di Stefano Battaglia Trio, dedicato ad Alec Wilder, grande compositore americano dimenticato e il film 'Le sette probabilità' di Buster Keaton che viene musicato in diretta da Mauro Ottolini con i Sousaphonics".
Una fotografia emblematica del jazz e delle sue trasformazioni, dal momento in cui è stato plasmato a New Orleans alla contaminazione con le diverse culture musicali che ha incrociato: il festival torinese è tutto questo, "ma nello spesso tempo prova a creare nuove identità - conclude il direttore artistico - a partire dalle collaborazioni con diverse istituzioni, dal Circolo dei Lettori al Museo del Cinema. Un tentativo di smuovere le acque per offrire nuove opportunità".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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