"Il mio Amleto è il frutto di un
lavoro collettivo con gli attori, che parte dall'emotività
profonda, da una necessità di poesia, è una favola dell'umanità,
un archetipo, un modo forse anche per tenermi lontano dalla
contemporaneità, dal mondo di oggi, che mi sembra orribile". A
parlare è Valerio Binasco, regista dell'Amleto prodotto dal
Teatro Stabile di Torino, in scena questa sera in prima
nazionale alle Fonderie Limone di Moncalieri (Torino).
Uno spettacolo di poesia shakespeariana, di 'urgenza
emotiva', realizzato con la neonata compagnia stabile di attori
legati allo Stabile 'Lemon Ensemble' dal nome delle Fonderie,
luogo di 'macchina' dello Stabile. La scene sono ridotte
all'osso e gli attori vestono abiti contemporanei. Un modo in
più per andare all'essenza del dramma 'familiare' come lo
definisce Binasco, del principe di Danimarca, chiamato a
districarsi tra i suoi fantasmi di odio e amore, fino a morirne.
Il pubblico, immerso nel buio, non fiata e gode del testo antico
più famoso al mondo.
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