I suoi "capolavori" sono stati gli
ori olimpici vinti da Gelindo Bordin e Stefano Baldini nelle
maratone di Seul '88 ed Atene 2004. Luciano Gigliotti, il più
grande allenatore italiano di atletica, tagliato il traguardo
degli 80 anni, si racconta nel libro "Mi chiamavano Professor
Fatica" (Ediciclo Editore), presentato oggi a Torino in un
convegno a lui dedicato a due giorni dalla 28esima edizione
della Turin Marathon.
"Il segreto di un grande allenatore? Deve essere anche un
fine psicologo - sostiene 'il Prof', come viene soprannominato
dai suoi ragazzi - per entrare nella mente dell'atleta, seguirlo
nella crescita, accrescere la sua motivazione, in modo da
fargliela esprimere al momento giusto nel giorno della gara.
Dietro a ogni grande risultato l'aspetto mentale e psicologico
e' fondamentale. Ho avuto la fortuna di allenare grandi uomini e
grandi donne".
Il volume e' un grande affresco su decenni di sport - di
atletica e maratona in particolare - ma anche sulla storia
perché Gigliotti ripercorre anche la sua infanzia
contraddistinta dalla tragedia del padre ucciso nelle foibe con
la sua famiglia costretta a sfollare dal Carso a Modena. E da
qui il messaggio che lo sport e' un grande strumento di unione e
fratellanza. Ma anche di libertà, come ha testimoniato Domenico
Quirico, giornalista de La Stampa prigioniero in Siria per
cinque mesi nel 2013. "Correre e' un atto di libertà e la
possibilità di correre libero nella campagna siriana, dopo mesi
rinchiuso in una stanza, è stato uno dei motivi che mi ha spinto
a tentare di fuggire e a rischiare così anche la vita".
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