L'Intelligenza Artificiale vista come
"innovazione, in grado di apportare evidenti benefici, a partire
dalla creazione di nuove competenze e opportunità
occupazionali": la pensa così un campione qualificato di
intervistati (rappresentanti delle Istituzioni, dell'università,
del mondo della ricerca, delle parti sociali e del lavoro)
protagonisti dell'ultimo testo della Fondazione studi dei
consulenti del lavoro, convinti, nel 66,7% dei casi, che gli
strumenti tecnologici avanzati favoriranno "l'aumento della
produttività, con possibili ricadute positive anche sui livelli
salariali (47%) e sulla qualità dell'occupazione (45,3%)".
Inoltre, pensano gli esperti, pure "la sicurezza dei lavoratori
ne può trarre giovamento, assieme alle politiche di gestione del
personale, che potrebbero, secondo il 30,8%, migliorare con il
supporto delle nuove applicazioni". Invece, si evidenzia nello
studio, a destare preoccupazione è "il possibile ampliamento
delle disuguaglianze interne al mercato, con il rischio di
spiazzamento dei lavoratori più anziani, o poco digitalizzati
(46,2%)", nonché "la scarsa trasparenza degli algoritmi, il modo
in cui sono costruiti e il rischio di decisioni potenzialmente
lesive dei diritti degli occupati (41,9%)".
I professionisti hanno realizzato il documento sull'IA in
vista della 15ª edizione del Festival del lavoro, la tradizione
assise annuale della categoria, in programma dal 16 al 18 maggio
a Firenze, presso la Fortezza da Basso.
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