BRUXELLES - Il contrasto alla disinformazione passa anche per gli influencer, l'esercito di online creator che spopolano sui social media influenzando comportamenti e mode del momento. Gli influencer stanno avendo "un impatto crescente sui contenuti e sulle informazioni online che le persone consumano quotidianamente nell'Ue", osserva il Consiglio dell'Ue nelle conclusioni approvate oggi, ma se da un lato questo impatto è "spesso positivo, grazie alla diversità delle comunità online e al senso di appartenenza che esse generano", dall'altro può essere "potenzialmente dannoso", sia per la salute mentale sia, a livello sociale. Per questo, gli influencer, specie quelli di età inferiore ai diciotto anni, i cosiddetti "kidfluencer", necessitano di una "alfabetizzazione mediatica" per comprendere il potenziale impatto negativo derivante dalla condivisione di disinformazione, discorsi di odio online, cyberbullismo e altri contenuti illegali o dannosi. Gli Stati membri sono quindi chiamati a garantire che gli influencer siano consapevoli del loro ruolo nell'ecosistema dei media e delle norme che si applicano loro, dalla legge sui servizi digitali a quella sull'intelligenza artificiale (IA). La Commissione a sua volta è invitata a vagliare altri modi per sostenere gli influencer a livello dell'Ue, anche attraverso un approccio politico coerente incentrato sull'alfabetizzazione mediatica e sul comportamento responsabile online, che passi anche per la stesura di un codice etico per influencer e per l'uso di programmi Ue in materia di educazione ai media.
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