Google è l'ultima grande azienda tech ad aderire alla Coalition for Content Provenance and Authenticity. Si tratta del gruppo che affronta l'ascesa dei contenuti digitali fuorvianti, accelerati dalle piattaforme di intelligenza artificiale. La coalizione, sotto la spinta di Adobe, si concentra sullo sviluppo di standard tecnici per la certificazione della fonte e della storia (o provenienza) dei file multimediali, raggruppati sotto il termine C2pa. Nei giorni scorsi, Meta aveva annunciato lo sviluppo di strumenti di monitoraggio atti proprio a riconoscere foto e video online prodotti artificialmente, anche attraverso gli standard C2pa.
Al colosso di Zuckerberg ha fatto seguito OpenAi, sviluppatore di ChatGpt, che ha confermato la volontà di aggiungere informazioni aggiuntive alle immagini create con il suo chatbot attraverso il modello Dall-E 3. Google non ha rilasciato i dettagli dell'iniziativa, anche se ha spiegato che la mossa potrebbe creare delle differenze nel modo in cui gli utenti usano le varie app. Potrebbe, ad esempio, apparire un nuovo menu nella ricerca immagini di Google per filtrare quelle create dall'IA o, al contrario, escluderle dalla lista dei risultati. Laurie Richardson, vicepresidente di fiducia e sicurezza di Google, ha spiegato al sito Axios: "Vogliamo capire da dove proviene il contenuto e se è stato modificato, affinché sia ;;resistente alle manomissioni e interoperabile. Tutto questo per aiutare gli utenti a prendere decisioni informate". Nonostante l'adesione dei big alla coalizione, non mancano le critiche a riguardo.
Matt Medved, fondatore di NowMedia, ha riferito sempre ad Axios che l'etichettatura basata su C2pa "può essere facilmente rimossa o modificata da malintenzionati" sostenendo che solo "il registro immutabile della blockchain può fornire la vera provenienza dei contenuti, evitando manipolazioni".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA