La suggestione delle ombre della
sera, la luce fioca delle candele e i canti struggenti del coro
hanno fermato il tempo a Isernia, come per un incantesimo al
contempo sacro e profano, durante il passaggio della processione
del Venerdì Santo con il Cristo Morto, la Madonna Addolorata e i
penitenti, incappucciati e scalzi. Un rito antichissimo tenuto
in vita dalle Confraternite della città, distinte dal colore
delle mantelline indossate anche da tanti bambini. Fedeli e
laici hanno affollato le strade del percorso attendendo il
passaggio della processione in assoluto silenzio. La
preparazione inizia settimane prima ed entra nella fase più viva
il pomeriggio del Venerdì Santo, quando i fedeli si preparano,
nella Chiesa di Santa Chiara, a indossare una tunica e un
cappuccio bianchi per coprire il volto, si dispongono in due
lunghe file e attraversano la città con la Croce del Calvario e
una corona di spine sulla testa. Altri incappucciati si uniscono
durante il percorso.
Il rito termina, a tarda sera, davanti alla Cattedrale con la
benedizione impartita ai fedeli dal vescovo Camillo Cibotti.
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