Reintegrato l'autista della
Seac, l'azienda di trasporto pubblico urbano di Campobasso,
licenziato per una presunta assenza dal lavoro dopo essere stato
pedinato da un investigatore privato. Lo ha disposto la Corte
d'Appello di Campobasso, in riforma della sentenza del Tribunale
del lavoro di primo grado e a conferma dell'ordinanza emessa dal
giudice Laura Scarlatelli. I fatti contestati - si legge in una
nota dello studio legale Iacovino e associati - si basavano sul
presupposto che il dipendente avrebbe fruito arbitrariamente di
un giorno di permesso per motivi sindacali. I legali hanno
invece sostenuto che il lavoratore era rimasto a casa negli
orari contestati, svolgendo attività sindacale volta all'esame
dei documenti contabili quale revisore in vista della successiva
assemblea sindacale. La Corte d'Appello, dunque, ha ritenuto che
l'utilizzo per finalità diversa dei permessi giustifica il venir
meno dell'obbligo retributivo del datore di lavoro ma non la
sanzione per assenza arbitraria.Pertanto, il datore di lavoro
pur potendo accertare l'effettiva sussistenza dei presupposti
per la fruizione dei permessi, cosa che ha fatto tramite
investigatore privato, non avrebbe potuto licenziare il
lavoratore. Soddisfazione è stata espressa dal lavoratore e dai
suoi avvocati "in quanto ogni loro tesi difensiva è stata
accolta dal giudice di appello". "Ancora una volta - commentano
- si registra una sentenza correttiva avverso provvedimenti
abnormi, oltre che ingiustificati, posti in essere da datori di
lavoro in dispregio delle più elementari regole espresse dai
contratti collettivi e dei conseguenti diritti fondamentali dei
lavoratori".
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