La Sindone "è il simbolo
della Resurrezione e il testimone della passione di Gesù, un
invito a tutta la comunità a tenere viva la speranza e a
impegnarsi per la ricostruzione": così il vescovo di Ascoli
Piceno, mons. Giovanni D'Ercole, a proposito della Sindone di
Arquata, una copia ('extractum ab originali' la definisce una
scritta sul tessuto) del sacro lino, recuperata oggi dalla
chiesa pericolante di San Francesco con una difficile operazione
condotta dai tecnici del Mibact, dai vigili del fuoco e dai
carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio.
La Sindone di Arquata, un unico panno di lino, tessuto con
trama e ordito perpendicolari, di 440 cm di larghezza e 114 di
altezza, sarà ora custodita nella cattedrale di Ascoli Piceno,
dove il vescovo celebrerà una messa alle 19, in occasione degli
otto giorni trascorsi dall'inizio del terremoto che ha sconvolto
Marche, Lazio e Umbria. "Sarà collocata nella cappella del
Santissimo Sacramento - annuncia mons. D'Ercole - dove era già
stata l'anno scorso". Nell'omelia, il presule parlerà di
"resurrezione e ricostruzione. Non si tratta solo di ricostruire
una comunità, ma di farla risorgere, di renderla protagonista
di una fase di rilancio".
Ignota la provenienza, la fattura e la datazione della
Sindrome di Arquata, scoperta nella chiesa di san Francesco
durante lavori di restauro nel XVII secolo: il telo era piegato
e chiuso in un'urna dorata, nella nicchia di un altare. Una
pergamena, datata 1 maggio 1655, redatta ad Alba, è il
certificato di autenticazione: il documento riferisce anche che
nello stesso anno un lenzuolo di lino della stessa misura fu
fatto combaciare con la vera Sindone nella piazza Castelgrande
di Torino. Secondo le teorie più accreditate, la Sindone di
Arquata sarebbe una 'copia di sicurezza' dell'originale:
l'ultimo accostamento tra i due teli risale al 1931.
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