"Con la morte di Max Fanelli, ci ha
lasciato una persona che si è battuta fino all'ultimo per la
libertà". Lo dichiara Marco Cappato, promotore della campagna
"Eutanasia legale" dell'associazione Luca Coscioni.
"Anche prima di ammalarsi, Max Fanelli aveva vissuto aiutando
gli altri, in particolare insieme alla sua compagna Monica con
la onlus 'gli amici di Jeneba' per aiutare i bambini africani.
Con lo stesso spirito e lo stesso coraggio ha affrontato la
Sclerosi laterale amiotrofica, come fece Luca Coscioni: offrendo
il proprio corpo e la propria malattia come strumento di
conoscenza, di dibattito e di lotta per la riforma di leggi
ingiuste, che impediscono la libertà e responsabilità delle
scelte sulla fine della vita", ricorda Cappato.
"E' anche grazie alla sua scelta di iniziativa nonviolenta di
autoriduzione dei farmaci, nonché di esposizione pubblica del
suo corpo malato che ha ricevuto la visita di tantissime
personalità della politica e della società, se il Parlamento
italiano ha avviato - pur con grande lentezza - la discussione
sul testamento biologico e sull'eutanasia", aggiunge.
"Nell'inviare un grande abbraccio a Monica, che ha reso
possibile l'organizzazione della campagna "#iostoconmax",
prendiamo l'impegno, come radicali dell'associazione Luca
Coscioni, a continuare la lotta che Max ha portato avanti, fino
a quando quel Parlamento, dove in tanti suoi amici e sostenitori
hanno fatto risuonare le sue parole in questi anni, non si sarà
assunto le proprie responsabilità di una buona legge per vivere
liberi fino alla fine. Oggi più che mai, noi stiamo con Max".
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