"Non c'è nessuna Guantanamo
allo stadio Del Duca, come qualcuno sostiene evidentemente senza
dare peso alle parole che pronuncia. E lo dico nonostante
l'enorme dispiacere per la morte di una persona". Così il
questore di Ascoli Piceno Giuseppe Fiore interviene sulle
polemiche scaturite dopo la morte di Alberto Durastanti, il
tifoso di 61 anni morto qualche ora dopo essere caduto da un
ponticello nel tentativo di accorciare il tragitto di accesso
allo stadio dove si disputava ieri Ascoli-Sant'Arcangelo.
Gli ultras hanno polemizzato sulle norme che regolano
l'accesso all'impianto sportivo ascolano in occasione delle
partite della squadra bianconera. "Da tempo la circonvallazione
è aperta al transito veicolare ed i bar possono tenere alzate le
saracinesche, specie quando ci sono pochi tifosi della squadra
ospite, come nel caso della partita di ieri" spiega il questore
Fiore. Per i supporter della squadra di casa ci sono regole
ormai codificate. "Da anni, e lo sanno ormai tutti, l'accesso
allo stadio dei tifosi ascolani avviene esclusivamente
attraverso via delle Zeppelle, venendo dal centro città, oppure
da viale Costantino Rozzi e non dalla circonvallazione
provenendo dal quartiere di Monticelli - ricorda il questore -.
E' l'unica diposizione che riguarda i tifosi dell'Ascoli. E'
vero che ieri non c'erano sostenitori della squadra ospite,
tanto che, proprio per questo, il personale preposto ha
consentito l'accesso a diverse persone anche nella zona
interdetta. Di questa persona vittima del tragico incidente non
c'è traccia".
Anche il capo di gabinetto della Questura Guido Riconi
conferma questa versione: "non essendoci tifosi ospiti, abbiamo
consentito ad almeno quattro persone il transito nella zona
normalmente interdetta. Della persona che poi è caduta dal
ponticello non abbiamo nessuna traccia". La Procura di Ascoli
Piceno attende la relazione dalla questura, ma al momento è
esclusa l'apertura di un fascicolo. La morte di Alberto
Durastanti allo stato è valutata come un tragico
incidente.
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